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Pasciullo e l’amarcord di coppe: “Ma oggi è un calcio fraseggiato”

Luigino Pasciullo, classe 1961, esordisce nell’Atalanta nel lontano 1986. Noto per essere l’unico giocatore proveniente dal Molise ad avere disputato competizioni continentali in Coppa UEFA e Coppa delle Coppe, in questa breve intervista ci offre uno spaccato del calcio di allora e di quello di oggi, mettendo a confronto la Coppa giocata a fine anni ’80 con l’Europa League dei giorni nostri, tra vittorie, sconfitte e ricordi passati.

Lei ha giocato nella Coppa Uefa negli anni ’89-’90 e ’90-91. Contro quali squadre ha dovuto competere e che emozioni ha provato?
Nel biennio ’89 ’90 il cammino in Europa si interruppe purtroppo al primo turno, quando fummo estromessi dallo Spartak Mosca (pareggio a Bergamo per 0-0 all’andata e vittoria russa al ritorno per 2-0). Fu comunque un anno indimenticabile. In  Coppa UEFA invece con la squadra arrivammo fino ai quarti di finale, eliminando nell’ordine Dinamo Zagabria, Fenerbahçe e Colonia. Fummo poi purtroppo eliminati dell’Inter, successivamente vincitore del trofeo continentale. Furono emozioni che non si possono descrivere ma che restano nel cuore.

Un confronto tra Coppa Uefa e Europa League…
All’epoca si giocava subito a eliminazione diretta e non c’erano quindi molte possibilità di rifarsi. Adesso invece si giocano 6 partite e quindi anche nel caso in cui si perda in una di queste, c’è sempre la possibilità di recuperare.

Nell’87 ha giocato in Coppa delle Coppe e poi è stato ceduto all’Empoli…
Ricordo che venivo da un brutto anno, quando con l’Atalanta siamo retrocessi in B. A novembre sono stato ceduto all’Empoli che si trovava in Serie A e tutto sommato sono stato contento di quell’annata in quanto  ho potuto giocare come titolare fisso per tutto l’anno in una squadra forte. Quello che insomma non ero riuscito a fare con Sonetti l’anno prima, sono riuscito a realizzarlo l’anno successivo. Per quanto riguarda i compagni con cui ho giocato in Coppa delle Coppe quello era decisamente un bel gruppo. Con loro siamo giunti alle semifinali, sconfitti dai belgi del Malines.

Quali sono secondo lei le differenze a livello di tattica tra il calcio dei suoi tempi e quello di oggi?
 Il calcio ora sembra più corale, si attacca in 11. In realtà il nostro allenatore Mondonico era già su questa linea, era uno che la vedeva lunga. Dava dettami tattici e ognuno studiava la partita come doveva. Devo dire che ai miei tempi, nonostante il gioco del calcio non fosse molto diverso da quello di oggi, in fase di difesa eravamo molto coperti, mentre in attacco eravamo più lunghi, impiegavamo più tempo ad arrivare in porta, mentre adesso c’è più fraseggio.

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