
Adesso è titolare inamovibile, visto che chi gli ostruiva la via della gloria, Ciprian Tatarusanu, avessi detto Dino Zoff, se n’è andato a Nantes. Ma per l’ex al veleno Marco Sportiello, a Firenze da gennaio con l’obbligo di riscatto a giugno dell’anno prossimo, la nuova ascesa in viola dopo l’inaspettata caduta in disgrazia in nerazzurro è stato un percorso faticoso e irto di ostacoli. Tipico di chi per ritrovare fiducia in se stesso ha dovuto prima ritrovare il posto da titolare. Che con Paulo Sousa poteva vedere col binocolo, mentre Stefano Pioli non ha avuto problemi ad affidarglielo. Perso l’impiego a Bergamo sotto la spinta della concorrenza letale di Etrit Berisha, ora c’è la prospettiva rosea del full time in riva all’Arno.
Galeotto fu il Trofeo Bortolotti edizione 2016, quello del grande gelo con l’uomo nuovo in panchina sotto la Maresana, che a fine partita commentò così la scarsa sicurezza palesata nell’occasione (6 agosto 2016) da quello che avrebbe dovuto essere uno dei punti di forza dell’Atalanta del nuovissimo corso: “Se Marco pensa di andare a Napoli a fare il secondo, allora non è pronto nemmeno a fare il primo qui da noi”. Respinta corta e uscita a viole, quasi un presagio del futuro, sui due gol di Meier nei tempi regolamentari, rigore sbagliato solo parzialmente riscattato da quello parato a Seferovic nel sudaticcio match estivo contro l’Eintracht Francoforte. L’inizio della fine, la sicurezza minata, fatale per un guardiano dei pali. Ma il patatrac doveva ancora arrivare: prima giornata di serie A, 4-3 dalla Lazio, sul raddoppio di Hoedt, svettato altissimo sulla punizione di Biglia, il goffo tentativo di bloccare la palla a terra si trasforma nella più stordente delle papere.
Il resto è ormai storia, gli scivoloni sono chiusi a triplo lucchetto in soffitta nel baule della cronaca. Lui, il talentissimo di Desio (città brianzola che gli ha dato i natali) arrivato settenne a Zingonia dallo Zibido San Giacomo, capace di smazzarsi la salutare gavetta di Seregno, Poggibonsi e Carpi nel triennio formativo 2010-2013, nella transizione del dopo Consigli tra Colantuono e Reja s’era imposto come uno dei top del ruolo. Il 12 gennaio 2014 l’esordio al posto di Andrea da Cormano, altro canterano nerazzurro dalla testa ai piedi, in Atalanta-Catania (2-1). Quindi la parte del moloch, della plsuvalenza su due gambe, rovinata dalle voci di calciomercato deplorate dal Gasp in una sera agostana da consegnare al libro degli orrori. A suggellarne la fresca fama, anche i penalty superbamente rintuzzati all’inerista Palacio alla quarta giornata e al napoletano Higuain alla nona del campionato 2014-2015. A Firenze è sceso in campo per la prima volta nel 3-3 casalingo col Genoa il 29 gennaio scorso, poi via a far muffa in panchina. Fino al cambio della guardia.
