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Il bergamasco Pagnoncelli fa i conti in tasca al Var

Rinunciare all’aggeggino infernale? Mai e poi mai. Gli italiani, popolo volubile, notoriamente si affezionano alle novità. Se poi le stesse si accompagnano a un vago senso di giustizia, nella fattispecie l’esame video che raddrizza i torti a tutto pro del debole di fronte al forte, sono bene accette a maggior ragione. Il Var, secondo il 47 per cento (52 tra gli appassionati) del campione intervistato dal sondaggista bergamasco Nando Pagnoncelli per il Corriere dello Sport, deve essere usato sempre in caso di episodi dubbi, a costo di interrompere il gioco in continuazione. Il 13 risponde invece non più di tre volte a partita, il 10 è d’accordo nell’utilizzare solo una volta per ciascuna delle due frazioni il famigerato Video Assistant Referee.

La cifra del consenso alla tecnologia a bordocampo, a dispetto dei malumori dei protagonisti in campo, spesso frustrati nel doversi trattenere l’esultanza in gola rimanendo con una sgradevole sensazione di secchezza di fauci in attesa che il gol di turno venga convalidato o meno dalla macchinetta. Ma gli spettatori la vedono diversamente: secondo Pagnoncelli, il 28 per cento dei connazionali (il bacino d’utenza del sondaggio) è molto d’accordo con il nuovo modo di dirigere le partite (contro il 36 di giugno a bocce ferme), il 32 abbastanza d’accordo, il 12 poco e solo il 3 per nulla, a fronte di un quarto preciso di persone non in grado di formulare un giudizio.

Non mancano ovviamente i bastian contrari, quel 10 per cento che ritiene negativo l’effetto dell’introduzione del Var perché aumenta la soglia già oltre i limiti di guardia delle polemiche rallentando oltretutto i tempi di gioco, ma sotto questo aspetto c’è la maggioranza assoluta (53%, 70 tra i fruitori del gioco fra tribune e tv) che accende il semaforo verde: riduce la possibilità di errore dell’arbitraggio e risponde a un principio di equità. In totale, comunque, tre italiani su cinque dicono okay, dato che sale a quattro su cinque tra quanti seguono abitualmente il calcio: i numeri si riferiscono alle prime 7 giornate del campionato di serie A. Rispetto all’ufficializzazione in primavera il sì tra gli aficionados delle varie squadre registra comunque un calo del 7 per cento.

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