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Osti: “Contro la Samp sarà una partita intensa”

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Sulle pagine di L’Eco di Bergamo, oggi, c’è un’intervista a Carlo Osti. Difensore con Titta Rota alla fine degli anni ’70, con cui debutta nella massima serie, e poi nel 1984-85 nella squadra neopromossa in A con Nedo Sonetti alla guida. Messe le scarpette al chiodo, è diventato dirigente: dal 2006 al 2010 è stato direttore sportivo all’Atalanta e dal 2012 svolge lo stesso ruolo alla Sampdoria.

L’occasione per sentirlo è il match che si disputerà domenica al Marassi. Osti preannuncia una partita intesa, giocata a viso aperto, considerando che le due squadre hanno un gioco diverso, ma equilibrate, con una caratterizzazione tattica. E per la Samp, la partita con la Dea sarà anche un’occasione per dimenticare la sconfitta di Udine. L’Atalanta è considerata una squadra forte, come la Samp, rimaste tali anche dopo cessioni e acquisti:E come noi ha una grande impronta di gioco data dall’allenatore. Ha fatto un grande inizio di stagione, sia in campionato che in Europa, ha una grande condizione e non sta incontrando difficoltà nei tanti impegni ravvicinati“.

La forza dell’Atalanta è il gruppo: “Non mi fa paura un giocatore, mi fa paura la compattezza del gruppo“. E parlando del mister: “Qui Gasperini ha fatto cose ottime e anche i nostri tifosi lo hanno sempre rispettato per la sua lealtà. Ancora una volta sta dimostrando di essere un allenatore molto capace.

Osti è passato per Bergamo anche come giocatore alla Virescit, dove ha chiuso la carriera, e poi come dirigente ad Alzano e ricorda con piacere quando tornò a vestire la casacca nerazzurra con Sonetti nel primo anno di Serie A: la prima partita fu in casa con l’Inter in uno stadio pieno di pubblico. La partita finì pari con un gol di testa proprio di Osti, dopo quello di Muraro. Fece ancora una rete in serie A con l’Avellino a Verona (1982-84): “Meno male che Stromberg si diceva contento di aver trovato finalmente un difensore capace di segnare: non ne feci mai più“.

Bergamo resta una bella parte di vita per Osti, lunga 12 anni, precisamente è “una delle città della mia vita“: Rifarei tutto. Bergamo mi ha dato tantissimo. Mi ha permesso di arrivare in serie A da calciatore, poi ci sono tornato. Lì mi sono costruito, sia da calciatore che da dirigente”.

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