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Gasperini e il confronto con il 2016: niente allarmi

Il ko con la Sampdoria ha lasciato parecchio amaro in bocca per com’è maturato, secondo un copione già visto a Napoli alla seconda giornata: Atalanta sontuosa per un tempo ma senza il cinismo delle big, rompighiaccio di testa del solito Bryan Cristante e poi blackout nella ripresa che favorisce la rimonta dei locali. Ma parlare di allarme sembra francamente eccessivo, soprattutto alla luce dell’impegno sui due fronti con il primo posto nel Group E di Europa League da difendere e dell’aumento esponenziale del numero dei giocatori convocati nelle nazionali, salito addirittura a 14 in occasione dell’ultima sosta.

Nessun dramma nemmeno da un semplice raffronto dei dati numerici con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso. A parte che il paragone, ventilato nel prepartita di sabato, è stato respinto con stizza dal comandante in capo. Il calendario inficiato dalle pause per le rappresentative di bandiera corre sugli stessi binari: ottava giornata nel 2016, il 16 ottobre a Firenze, ottava anche stavolta col 3-1 sulla gobba dai blucerchiati. E c’è solo un punto di meno all’attivo, 9 contro 10. La differenza è che l’occhiale contro i viola all’epoca venne dopo le vittorie scacciacrisi contro il Crotone (3-1) e i Ciucci (1-0), anticipando un periodo d’oro che dall’Inter (2-1) al Bologna (2-0), affrontato al Dall’Ara il 26 novembre scorso e spartiacque domenica prossima al “Comunale”, fruttò un filotto di sei bottini pieni di fila, passando dai successi contro Pescara (1-0), Genoa (3-0), Sassuolo (idem) e Roma (2-1 in rimonta). Tra l’altro a questo giro si pareggia di più: tre volte (1-1 col Chievo, idem a Firenze, 2-2 ospitando la Juventus) e finora sono state già affrontate ben tre big contro una dell’anno scorso. L’itinerario alle soglie della terza pausa, poi, è in discesa: dopo i felsinei di Roby Donadoni toccheranno il Verona, l’Udinese dell’ex Gigi Delneri, il retour-match cipriota che potrebbe essere già un pro forma e la Spal del prestito Alberto Paloschi.

Ma allora non c’erano mezza squadra pressoché inedita da integrare né le fatiche di coppa ad appesantire il cammino, di per sé cominciato peggio che mai: ko alle prime due con Lazio (3-4) e Samp (2-1), boccata d’ossigeno con il Torino (2-1) in casa e quindi nuovi capitomboli a Cagliari (3-0 dopo il mancato pari dal dischetto di Paloschi) e col Palermo (Nestorovski al fotofinish), portando Gian Piero Gasperini alle soglie dell’esonero con tanto di conciliabolo notturno allo stadio tra dirigenti e tecnico fino alle prime ore del 22 settembre. Un po’ diverso il quoziente reti, da 10-12 a 13-13, con la difesa in assestamento e un attacco che stava faticosamente ingranando, rispetto al presente alla ricerca degli equilibri psicofisici per l’inevitabile tour de force tra serie A, scadenze internazionali e partitoni continentali di metà settimana. Il paziente è sul lettino del pronto soccorso. Parlare di degenza obbligata, però, è un azzardo: tre punti giovedì con l’Apollon significherebbero un piede e mezzo nelle eliminatorie, con una regular season davanti per risalire la china in classifica.

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