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Il fuorigioco – Giovani e vincenti a 110 anni. L’elisir è sui campi di Zingonia

Raccontare 110 anni di Atalanta in un articolo è cosa ardua. Doveroso spendere tante parole, pubblicare speciali e affidarsi ai ricordi di chi ha reso questo secolo abbondante qualcosa di speciale per un’intera città, ma alla fine 110 anni sono davvero troppi per essere racchiusi in quel modo. Forse, come spesso accade, bisogna affidarsi ai fatti che, in un lampo, chiariscono a chi li osserva tanti scenari. Il fatto o comunque l’immagine concreta che personalmente fotografa in un attimo 110 anni di storia è il modo in cui stanno in campo, da sempre, i giocatori cresciuti in quel di Zingonia. Si potrebbe parlare del tifo, dei grandi giocatori, delle grandi partite, ma dobbiamo dirlo più forte che mai: ciò che ha sempre differenziato – in positivo – l’Atalanta dalle altre società italiane (ed estere) è il suo settore giovanile.

Tutto ciò che viene coltivato a Zingonia viene curato da subito con un’attenzione particolare proprio come si fa coi fiori più delicati che poi, una volta cresciuti, si individuano subito in un prato, un mazzo, una composizione. Forse non sono i più forti, ma sicuramente sono tra i più esteticamente belli ed eleganti. I calciatori che vengono colti dal vivaio di Zingonia li individui subito sui campi di Serie A. Sono ragazzi con la faccia pulita prima di tutto, Montolivo, Bonaventura, Caldara i primi che vengono in mente. Sono ragazzi perbene, qualche volta criticati per una timidezza eccessiva, ma non sono mai sopra le righe, difficilmente vengono puniti dagli arbitri, fischiati dai tifosi avversari o finiscono in battibecchi coi colleghi di altre squadre. E poi, il loro modo di stare in campo. La compostezza fisica, soprattutto dalla vita alla testa (alta, altissima per un’imposizione che gli è arrivata sin dai pulcini con la schiena retta) quel passeggiare elegante per il campo, quel modo di sfiorare la palla invece che calciarla e di essere intelligenti al momento giusto e nel posto giusto. Difficilmente chi esce da Zingonia è un calciatore ruvido, spigoloso, nervoso, ma facilmente è uno che gioca con la purezza e la genuinità di chi sa che il calcio è prima di tutto un gioco e non uno sport. La differenza è sostanziale, ma forse si può dire che è la leva sul quale da sempre si lavora nel vivaio nerazzurro.

Il calcio è un gioco e dunque ha delle regole, scritte e non. Tra questo “non scritte” c’è la necessità di divertirsi per potersi esprimere al meglio e per svolgere al meglio il ruolo di “giocatore” nel senso più originario del termine. I ragazzi di Zingonia danno proprio l’impressione di divertirsi ogni volta che scendono in campo ricordandosi tutte le domeniche ciò che hanno imparato dai loro maestri nel corso degli allenamenti.

Ecco, gli allenamenti. Si sa che tutto quello che si porta in campo è solo la conseguenza di quello che avviene in allenamento. In una recente partecipazione al programma Tutto Atalanta trasmesso da Bergamo Tv, il presidente Antonio Percassi ha detto, gongolandosi a ragione, che “è un piacere vedere l’Atalanta che si allena” per lo spirito che ci mettono i giocatori, per l’intensità e l’entusiasmo. Mister Gasperini l’anno scorso intervistato da Paolo Condò sui canali Sky ha detto che tra le cose che più gli piacciono della sua Atalanta è vivere l’atmosfera di Zingonia coi campi pieni di giovani aspiranti calciatori che corrono dietro ad un pallone e sognano perché gli basta voltarsi per vedere la prima squadra che si allena.

L’Atalanta, coi suoi 110 anni, è tutta qui. L’elisir per arrivare dopo un secolo a sentirsi più giovani – e più vincenti – lo si infonde nel cuore di ragazzini che partono da Zingonia per diventare adulti e inseguiti dai top club di tutta Europa.

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