Testa bassa e pedalare, si diceva una volta. C’è chi invece, per non montarsi la testa dopo il vernissage col palcoscenico che conta, poco ci mancava che decidesse di mettersi volontariamente in catena di montaggio. Un aneddoto davvero curiosissimo quello raccontato col sorriso del senno di poi da Manolo Gabbiadini, attaccante del Southampton che sogna di tornare un giorno nel Belpaese (“E chi non ci farebbe un pensierino?” si chiede) e confessa che il pallone non gli ha mai fatto smarrire umiltà e senso della realtà: “Il giorno dopo il mio esordio in A (14 marzo 2010, Parma-Atalanta, al posto di Tiribocchi, ndr) ero in officina da mio zio, lavoravo 4 ore al mattino, non pensavo di fare il calciatore professionista – la rivelazione a Gianlucadimarzio.com -. Mi dissero di andare via, ‘Cosa ci fai qua?’. Che sarei diventato un calciatore l’ho capito dopo, quando fai la Serie B e vedi che torni in A”.
Chiuso dal Tanque Denis al ritorno dei nerazzurri al piano di sopra, il ragazzo di Bolgare ricorda anche le battaglie sul terrazzo con la sorella Melania, provetta bomber: “C’era sempre un pallone di mezzo e spesso vinceva lei, otto anni si sentono. Però qualche volta mi faceva vincere!”. Cenni di vita privata per il mancino che a Bergamo con Stefano Colantuono non trovò mai lo spazio che sperava: “A Southampton sto benissimo, anche mia moglie Martina e mio figlio Tommaso. A Napoli si faceva vita napoletana, giri in centro e passeggiate sul lungomare. Qui in Inghilterra fa più freddo, quindi stiamo molto più in casa. In famiglia vediamo i film, devo finire la terza stagione di Narcos e poi guarderò Suburra”. Ennesima chicca: “Mai fatto il fantacalcio, non mi piace. In Inghilterra non c’è l’ossessione italiana per il fantacalcio”.
Bravo Colantuono, bravo.