“L’Udinese ha limiti evidenti che la vittoria col Sassuolo ha solo parzialmente mascherato. Il rischio è trascinarsi al limite della zona salvezza per il resto della stagione, sapendo che comunque ci sono almeno quattro squadre sicuramente più deboli”. La firma del Messaggero Veneto e della Gazzetta dello Sport, Massimo Meroi, dipinge dei friulani un quadretto a tinte piuttosto fosche: “Accontentarsi della salvezza è davvero pochino per la filosofia societaria – spiega il giornalista vicino alle Zebrette -. I giovani bravi ci sono, manca lo zoccolo duro italiano che storicamente ha sempre fatto da traino: senza scomodare i Bertotto e gli Iaquinta, dopo Pinzi, Domizzi e Di Natale c’è stato il vuoto”.
Insomma, a due giorni dalla sfida casalinga all’Atalanta la buona nuova è il terzo bottino pieno del campionato, il primo in trasferta.
“Ma a Reggio Emilia la squadra ha giocato tutt’altro che bene. Jankto e Ryder Matos larghi non si possono vedere. L’unico elemento equilibratore è Behrami, non a caso sempre titolare quando si è vinto, in primis nell’uno a zero al Genoa e nel quattro a zero alla Sampdoria. Barak ha deciso la partita e non è male lì in mezzo, ma in questo momento di giocatori decisivi non ce ne sono”.
Un problema di modulo, quindi dell’allenatore?
“Dopo due mesi non c’è la chimica giusta, non c’è un’identità precisa. Delneri insiste sul 4-4-2 e quindi schiera diversi elementi in ruoli non adatti alle loro caratteristiche. Fofana e Jankto, per dire, sono mezze ali di gamba che si troverebbero molto meglio in un reparto a tre o a cinque. E De Paul è un trequartista, alto a destra nello schieramento a quattro è sacrificato. Oppure sarebbe a suo agio come mezzo sinistro in un 3-5-2, l’idea buona di Beppe Iachini l’anno scorso prima di essere esonerato. Ma l’uomo attualmente in panchina della difesa a tre non ne vuole sapere”.
Più che una panchina, una graticola. Il grande ex di turno è ancora in bilico?
“In società la pazienza potrebbe essere al termine. La richiesta implicita erano quattro punti tra Sassuolo e Atalanta. Tre ci sono, ora bisogna aspettare il risultato di domenica, probabilmente decisivo per il destino di Gigi. Anche perché prima della sosta si scenderà a Roma per affrontare la Lazio. Nel precedente a Bergamo della scorsa stagione, dopo un primo tempo da bersaglio mobile, l’Udinese la spuntò in contropiede. Ecco, anche quest’anno le cose le riescono meglio se e quando non deve fare la partita. Ed è chiaro come il sole che a farla dovranno essere i nerazzurri”.
Là davanti le partenze di Duvan Zapata e Thereau si stanno facendo sentire?
“Il gol è l’ultimo dei problemi, perché non manca mai e sono andati a referto in dodici, il record dell’intera serie A, meglio del Napoli. Le statistiche dicono che il bottino pieno è possibile quando non se ne prendono. La difesa a quattro non funziona, esattamente come il centrocampo. È pur vero che si sono fatti male i due terzini destri, Widmer e Larsen, e che lo stesso Danilo ha saltato qualche turno di campionato, ma non reggono come alibi”.
Qual è la coppia offensiva ideale?
“Direi Maxi Lopez-Lasagna, anche se l’argentino non attacca lo spazio e in un ipotetico 4-5-1 è inutile. Se gioca di sponda e fa il regista avanzato lanciando qualcun altro va bene, perché l’ex Carpi ha le caratteristiche che lo completano. Sempre che Delneri non lo piazzi alto a sinistra in un 4-4-1-1 come ha già fatto. Quanto a Perica, anche se contro l’Atalanta segna sempre o quasi, non è tecnicamente molto rifinito e tende a peccare di discontinuità: contro la Juve ha fatto un gol pazzesco, mercoledì sera al Mapei Stadium era come se non ci fosse”.
