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Dolcetto o scherzetto? Storia del 2 novembre atalantino

Guarda che combinazione, il retour match con l’Apollon nel Group E di Europa League si gioca proprio il 2 novembre. Scaramanzia a pacchi. Il giorno dei morti, a Bergamo, è sacro per le visite ai cari defunti e, al palato dei più golosi, per l’omonimo pane e le fave delle infornate in pasticceria. Non è roba per il calcio, insomma, ma a volte il calendario lo scrive anche nel destino dell’Atalanta. Stavolta è un crocevia importantissimo, è in ballo il primo posto nel girone di qualificazione, ovvero il rafforzamento dello stesso, onde rendere meno accalorati gli impegni residui a Goodison Park con l’Everton e in casa con il Lione.

Passiamoli in rassegna, dunque, i precedenti che recano impressa la data fatidica. A costo di rischiare l’effetto gufata o di urtare i nervi di chi cede all’insopprimibile voglia di superstizione. Pronti, via. È il 1919, il 5 ottobre prima lo spareggio per l’ammissione in Prima Categoria è stato risolto da Edoardo Moretti e dal bomber stagionale (3) Enrico Tirabassi, sbattendo fuori la Bergamasca con la quale si sarebbe poi annunciata la fusione (tuttora presente nella ragione sociale) il 4 aprile successivo. Ebbene, alla seconda giornata, al cospetto del Milan allo Stadion della Clementina, edificato – in sostituzione dell’impianto sotto la massicciata ferroviaria del Maglio del Lotto – sul terreno donato dalla filantropa Betty Ambiveri in zona manicomio, crollo inevitabile di fronte al poker di Amedeo Varese, interno di punta del primigenio 2-3-5 a piramide già scudettato con il Casale nel 1914.

Meglio nella sfida di Verona in serie B del 1930, il presidente non è più Francesco Leidi ma Antonio Pesenti, stavolta c’è perfino l’allenatore (l’ungherese naturalizzato Jozsef Violak) e al “Campo Venezia” finisce a occhiali. Di nuovo un ko nel 1941, in A, secondo campionato di guerra, Nando Bertoncini al vertice con Janos Nehadoma in panca, 2-0 dal Modena al “Cesare Marzari”: Ottino al 37′ e Del Grosso al 60′. Un altro 0-0, invece, con Daniele Turani sullo scranno più alto e Ivo Fiorentini allenatore, nel 1947 con l’Alessandria al “Comunale”: si finirà quinti, grazie anche alle parate di “Porta bronzea” Bepi Casari, miglior risultato di sempre prima dell’exploit gasperiniano del 2016-2017. Nel ’52 cambiano il tecnico (Luigi Ferrero) e lo score, un roboante 5-2 tra le mura amiche alla Triestina: poker del danese Poul Rasmussen (41′, 68′, 71′ e 90′), gol di Giuseppe Nuoto (89′) e temporanea remuntada ospite di Giannini (55′) ed Erling Sørensen (60′). L’acuto al 42′ di Rinaldo Olivieri risolse il match di Vigevano in B nel 1958: al termine dell’annata l’austriaco Karl Adamek riportò i nerazzurri al piano di sopra.

Decisamente da dimenticare il 1969 in cadetteria col Genoa: ancora una volta niente palloni nel sacco, e di lì a poco Corrado Viciani, il profeta del gioco corto, avrebbe pagato le diatribe della dirigenza fra il suo sostenitore, il presidente Mino Baracchi, e i soci: dal 14 dicembre siederà in sella Renato Gei, dal 17 aprile Titta Rota che evita la clamorosa retrocessione in C. E comincerà l’era dei Bortolotti, con papà Achille, uomo di sport se mai la nostra terra ne ha avuto uno, bel tipo passionale che teneva testa a una volpe come Giampiero Boniperti che gli portava via i gioielli ma pagando caro. Nel ’75 in B è Carletto Muraro, futuro campione d’Italia con l’Inter di Bersellini (1979-80), ad affossare a Varese la banda di Giancarlo Cadè, sostituito in corso d’opera da Gianfranco Leoncini. Peggio che mai nel 1980 con Bruno Bolchi al comando, ko a Foggia firmato Bozzi (45′) per la caduta delle cadute nel baratro del terzo campionato professionistico nazionale: non basterà Giulio Corsini a evitare il peggio. Perdere in questo giorno porta decisamente non benissimo: il 2-1 di Verona del 1986 (42′ Magrin, 44′ Di Gennaro, 54′ Galia) contro Osvaldo Bagnoli capita nell’annata storta di Nedo Sonetti, finalista in Coppa Italia col Napoli ma non in grado di salvarsi.

Fatale anche l’edizione del ’97, propedeutica a un altro ciao ciao con la manina al piano di sopra, quando Emiliano Mondonico perse al “Comunale” contro Francesco Guidolin e il suo Vicenza (27′ Sgro, 43′ e 65’ Ambrosetti, 68′ autorete Englaro). Buono per corroborare il cammino della risalita, al contrario, il tabellino ad angolo piatto di Palermo nel 2003 ottenuto da Andrea Mandorlini. Indolore quello dopo, nel 2008 targato Gigi Delneri, al cospetto del Lecce. Il sesto nullo della storia del 2 novembre atalantino, quello del 2014, alla lunga sarebbe andato di traverso a Stefano Colantuono, incapace di prendere il Toro per le corna nell’arena dell’Olimpico e avvicendato il 4 marzo dell’anno dopo da Edy Reja. Dopodomani sera al GSP Stadium sarà la sfida post Halloween numero 15 della parabola tutto sommato nobilissima e grandiosa della Dea: il bilancio è di un paio di bottini pieni, sei pareggi senza scomodare il tabellone e altrettanti capitomboli, tre retrocessioni, due promozioni e il doppio esatto di mister che di lì a non molto ci hanno smenato il posto. Dolcetto o scherzetto?

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