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Il fuorigioco – Il calcio italiano sta cambiando Vince chi segna di più. Gasp, pensaci tu

Il campionato italiano sta cambiando, anzi forse è già cambiato. Si è aperto, spettacolarizzato, si è reso meno difensivista e più propositivo abbandonando di fatto tattiche portate all’esasperazione che generavano 0-0 soporiferi. Il calcio italiano è diventato europeo, diciamo spagnolo per farci un’idea: tutti cercano il bel gioco, ma soprattutto tutti cercano di fare gol, più gol possibile.

Negli anni passati ci aveva provato Zeman a sbilanciare in attacco tutta la sua squadra, ma con scarsi risultati in termini di classifica. Perché, il ritornello era ormai arcinoto: in Italia vince il campionato la miglior difesa. Numeri alla mano, non stando a valutazioni opinabili. La Juventus degli ultimi sei scudetti è stata la prova schiacciante di tutto ciò. Ora però si cambia ed è la stessa Juventus, termine di paragone d’obbligo per i motivi di cui sopra, a segnare questa inversione drastica di tendenza. Alla 12ª di campionato la Vecchia Signora ha il miglior attacco del torneo con 35 gol fatti mentre la difesa è solo la quarta del torneo. In prospettiva i bianconeri segnerebbero più di 105 gol (il Napoli l’anno scorso ne segnò 94 a fine campionato e fu il miglior attacco) e ne subirebbero più di 33 quando l’anno scorso furono 27 (miglior difesa, appunto).

La miglior difesa di quest’anno è quella della Roma al momento con 7 gol (una partita in meno) ma i giallorossi sono “solo” quarti. Il Napoli capolista ha visto la sua porta violata per 8 volte, un divario minimo, ma c’è anche perché l’Inter – terza forza – ne ha presi 9, uno in più. Cosa vuol dire questo? Che un cambiamento c’è stato e non ci sono solo i gol a dirlo, ma anche l’estremo equilibrio lassù al vertice. Insomma, per vincere bisogna segnare, più degli altri, non solo contro avversari diretti, ma anche avversari di turno perché tutti sanno fare gol. Basta guardare a ciò che ha fatto il Benevento sul campo della Juventus. Il calcio italiano è cambiato, ma mantiene delle leggi non scritte sempre valide. Tra queste quella ripetuta fino allo sfinimento dagli allenatori: le partite vanno chiuse. Pochi altri sport come il calcio vedono partite cambiare improvvisamente e drasticamente, ma spesso chiudere le partite è un problema.

E qui entra in gioco l’Atalanta. Ribadire il concetto per il quale il problema della Dea è che non chiude le partite che stiamo sentendo da settimane potrebbe essere noioso. Dire che bisogna fare più gol però è doveroso proprio in funzione di quella nuova era dentro alla quale sta entrando il calcio italiano. L’Atalanta dei miracoli dello scorso anno segnò 62 gol, quest’anno è a 19 con una prospettiva dunque che porterebbe i nerazzurri ad abbassare il dato. In difesa invece i gol subiti l’anno scorso furono 41 (quarta difesa del campionato come la posizione in classifica, appunto) mentre quest’anno sono 16 che vorrebbe dire arrivare a poco meno di 50 a maggio. Insomma i conti non tornano.

Il fatto che la fase difensiva (una delle forze della stagione scorsa) sia meno intensa è lì da vedere, lo dice il campo, lo dicono i numeri, ma considerato quanto detto in apertura è un aspetto che si può mettere leggermente in secondo piano (il Genoa è terzultimo pur avendo subito solo 19 gol). Ciò su cui bisogna lavorare è sul gol. Il dilemma Petagna o non Petagna sta diventando anch’esso noioso: fino a quando continueremo a considerarlo un centravanti ogni discorso partirà da una premessa sbagliata. È un ottimo regista d’attacco e va benissimo così.

Ma una squadra, soprattutto se leggermente in calo come lo è Atalanta, ha bisogno di un bomber che quando c’è da fare un gol sporco lo fa e che chiude la partita nei bellissimi primi tempi giocati dagli uomini del Gasp per evitare scherzetti poi, come a Udine, Genova, come contro la Spal. Senza introdurre il terzo tema noioso chiamato calciomercato, la soluzione interna immediata è quella che porta a Cornelius il quale ha dimostrato di metterla dentro in partite sporche (Bologna e Sassuolo). Il tema però stizzisce non poco il Gasp quando glielo si sottopone. Non sarà perché è quella “nuova soluzione tattica” da lui accennata sulla quale sta, segretamente, lavorando da agosto per garantire più gol alla sua Atalanta?

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