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Atalanta, è tutta questione di contrasti

L’ha detto Gian Piero Gasperini a bocce ferme, dopo l’ennesima delusione stagionale consumatasi contro la Spal. Un match terminato con l’uomo in meno, causa rosso diretto via Var a Remo Freuler, responsabile di un’entrata dritta sulla caviglia di Federico Viviani con la palla guizzata via per la pioggia. “Perdiamo i contrasti, c’è un problema strutturale”, le doglianze a fior di labbra del mister a fine partita domenica scorsa. Ma è davvero così? L’Atalanta, a campionato giunto alla terza sosta per le nazionali, è solo a metà del guado in classifica (decima a 16, stessi punti della Fiorentina che ha un quoziente reti migliore e del Chievo) perché non ce la fa più a conquistare palloni sradicandoli dai piedi degli avversari?

Dalle statistiche dopo 12 turni, in realtà, non si direbbe proprio. Perché in serie A solo la Juventus ha fatto meglio, 52 per cento contro 50, in tema di duelli vinti. Un dato globale, è bene specificarlo, che tiene in considerazione molte voci e altrettanti fattori. Prendendo in esame lo scarto tra i falli subìti e quelli commessi (palla persa per forza di cose), i tackle, ovvero i contrasti propriamente detti palla a terra, le contese aeree ovvero di testa e gli uno contro uno per seminare i giocatori altrui.

Le nude cifre dicono che i tackle vinti sono 163 contro i 255 persi, con un 39 per cento di efficacia, probabilmente la vera questione da risolvere secondo il Gasp. Nondimeno, qui i nerazzurri sono quinti nella graduatoria a squadre, dietro il sorprendente Crotone di Davide Nicola, il Bologna, i Mussi Volanti e il Torino. In compenso i dribbling vincenti sono 123 su 194 (63%, comunque al dodicesimo posto), le punizioni conquistate 177 (55%) contro le 146 contro, le sfide aeree 142 a 122 (54%; quarti dietro Juve, Inter e Lazio).

Analizzando il match incriminato le ragioni del mister sembrano evidenti, anche se non è possibile ottenere un responso univoco e incontrovertibile dai numeri. Forse perché andrebbero approfonditi più in dettaglio per trarne conclusioni. Contro i ferraresi, 10 uno contro uno su 15 (il 60%, leggermente sotto media) lisci come l’olio, ma nella metà campo nemica è finita pari, 4-4. Il che ovviamente non depone a favore della fluidità della manovra offensiva.

Per non parlare dei tackle: positività limitata al 29 per cento, 6 riusciti di cui 4 in zona difensiva, 6 lasciati alle maglie biancazzurre entro la riga di mezzo di cui un preoccupante paio ai limiti della propria area (frontale e lato sinistro) e ben 9 sanzionati dall’arbitro, fra cui quello decisivo per l’uomo in meno. Con la capoccia, poi, 11 su 17 buoni, ma l’unico vicino alla porta in cui segnare è andato. In parole povere, anche stavolta, come quasi sempre, bisogna(va) dare retta all’uomo in sella. Senza porsi e porgli troppe domande indiscrete.

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