Calcisticamente nasce come piccolo del Lanùs, storica società argentina. Il suo è sin da subito un viaggio tra le piazze più calde del territorio bianco celeste, fino all’arrivo in Italia, nel 2006, all’Atalanta. Dai 33 gol in 11 presenze all’Huracán alla sola rete con la casacca orobica. L’Atalanta al termine di quella stagione vince il campionato di B e per Osvaldo è l’inizio di una carriera made in Italy fatta di alti e bassi.
Fiorentina, Bologna, Espanyol, Roma sino ai prestiti verso Juventus ed Inter. Pablo Daniel Osvaldo, detto Dani, un talento sempre grato al calcio. Al suo fútbol. Così come si legge nelle impressioni rilasciate a Calciomercato.com: “Sarò eternamente grato al calcio, nel bene e nel male sono quello che sono e ho quello che ho grazie al calcio. E’ un mondo meraviglioso, che mi ha fatto conoscere tanti posti, che mi ha fatto aprire la mente, che mi ha permesso di vedere Bob Dylan dal vivo. Ma a un certo punto non mi stava più bene, era una cosa personale. Il problema era mio, non voglio cambiare il calcio. Ho solo deciso di andare via”.
Dopo i vari trasferimenti il 5 agosto 2015 torna nel calcio europeo, arruolato al Porto. L’8 gennaio 2016 i lusitani annunciano la rescissione del contratto con il giocatore. Il giorno dopo il Boca Juniors accoglie il ritorno dell’italo-argentino tra i propri ranghi. Il 16 maggio dello stesso anno però, la società gialloblù rescinde il contratto con il calciatore a causa del suo comportamento negli ottavi di finale della Coppa Libertadores. Si è messo a fumare davanti ai suoi compagni, e ha avuto una discussione dopo esser stato ripreso per il suo comportamento, questo quello che si legge in una delle note societarie.
Così continua: “L’universo del calcio ti giudica senza sapere che dietro l’atleta c’è una persona, ma ho imparato a non farmi condizionare anche se non era facile quando era al centro dell’attenzione e mi faceva arrabbiare il fatto che si dicessero cose di me non vere. In Argentina, dove ero felice di tornare perché realizzavo un sogno, dicevano che non ero un professionista. ‘Uh, a questo piace il rock and roll. Allora gli piace anche il whisky e magari fuma, passerà tutti i giorni fino alle 5 del mattino a bere e di sicuro si droga’. E io a rispondere: ‘No ragazzi, ho giocato 11 anni in Europa, ho giocato con la nazionale italiana e nella Juve, pensate che se mi fossi drogato o avessi bevuto whisky fino alle 5 avrei potuto farlo? Non sono Messi ma vado a letto presto, mangio insalata e riposo bene’. Poi è chiaro che mi piace il whisky, fumare, la musica, ma solo quando posso”.
Osvaldo, una nota argentina cantata per l’Atalanta, trampolino per l’Europa, balia di talenti sopra le righe.