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Luci a San Siro. Ma chi le accenderà?

Se sullo stadio ci sono realtà che ridono, sfregandosi le mani davanti ai fatturati già in fase di moltiplicazione (vedi Juventus, Udinese e Sassuolo) o quelli prevedibili nella sfera di cristallo (Atalanta), nella capitale morale d’Italia ci sono due società che non intendono comprarselo dal Comune e traccheggiano pesantemente in materia di restyling. È il caso dell’Inter e del Milan, con un management abbastanza deciso e l’altro sempre in attesa di nuove dal fondo americano che garantisce le operazioni in salsa cinese, alle prese con il piano di rinnovamento di San Siro che però è fermo a Palazzo Marino agli abboccamenti trilaterali di settembre.

Dopo l’incontro del 2 col sindaco di Milano Beppe Sala, infatti, solo vuoto pneumatico e voci di corridoio. In corso Vittorio Emanuele il progetto di massima con negozi, bar e ristoranti al terzo anello – con taglio netto dei posti a sedere per il pubblico, quindi – è praticamente pronto dal marzo scorso, né da parte rossonera per bocca del plenipotenziario Marco Fassone è mai stata negata la necessità di avere un santuario del calcio al passo coi tempi. Del resto Zhang è in primi indaffarato a traslocare dalla Pinetina di Appiano Gentile (creatura del duo Angelo Moratti-Helenio Herrera) alla Piazza d’Armi di Baggio, dove sorgerà il futuro centro sportivo della Beneamata, orientata a tornare in città dopo 35 anni di assenza.

Il problema risiede nei costi, 130 milioni di euro circa che nessuno al momento parrebbe potersi accollare al netto del Gruppo Suning che aveva per primo avanzato l’ipotesi di un intervento a quattro mani col club di via Aldo Rossi. Dubbiosissimo perché reduce dal faticoso closing e ancor prima dal naufragio del progetto di un impianto di proprietà nell’area del Portello: il rifiuto di bonificare l’area ex Alfa Romeo nonostante il bando vinto nell’estate del 2015 costò alla Fininvest 5 milioni di indennizzo da versare alla Fondazione Fiera Milano, come da accordo in Camera arbitrale il 10 marzo di quest’anno.

Dal canto suo l’amministrazione milanese, per bocca dell’assessore all’Urbanista Pierfrancesco Maran, già il 7 settembre aveva bocciato la riqualificazione dell’area ex Trotto, nei pressi del “Giuseppe Meazza”, perché nei 150 mila metri quadrati il propietario, la Snaitech ex Snai, aveva previsto troppo residenziale libero: il 53 per cento contro il 35 di housing sociale e il resto di commerciale. Suning voleva metterci cinema e altri negozi, pronto a occuparsi dell’intervento anche senza la collaborazione del Diavolo, ma questo capitolo della speculazione pare difficilmente destinato a riaprirsi. Anche perché il 26 ottobre è giunta notizia del vincolo dei Beni Culturali sulle scuderie del fu Ippodromo. Se luci a San Siro saranno, insomma, proprio non si vede chi sarà ad accenderle.

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