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Auguri a Pelizzoli, Mister 27 Miliardi

Qualcuno lo ricorda come Mister 27 Miliardi. Come le due cifre stampate sulla schiena al rientro dall’est, per una stagione. La plusvalenza dritta dritta nella cassa dell’Atalanta di Ivan Ruggeri dopo il passaggio alla Roma all’alba del nuovo secolo più una rivoluzione terrestre, quando l’euro non aveva ancora inflazionato il prezziario. L’International Federation of Football History & Statistics, invece, lo classifica al quarantaquattresimo posto tra i portieri all time. Grandi numeri che Ivan Pelizzoli, uno della banda del Vava, i neopromossi del settimo posto e la qualificazione Uefa sfiorata nel 2000/2001, durante la sua carriera tuttora in corso ha rispettato solo parzialmente. Perché il neo trentasettenne che oggi come oggi guarda le spalle al titolare Enrico Guarna nel Foggia cadetto di Giovanni Stroppa, ormai, sono sette anni che strappa un contrattino qua e là da dodicesimo. Da quando a Cagliari accettò il ruolo dietro il conterraneo Michael Agazzi, con Federico Marchetti messo fuori rosa dal patron Massimo Cellino in attesa di accasarsi alla Lazio. E a parte la Lupa, comunque tanta roba al netto degli acciacchi che ne hanno stoppato una parabola altrimenti irresistibile, più la nota dal sapore esotico nel Lokomotiv Mosca, di pezzi di carta dagli emolumenti faraonici non è mai riuscito a strapparne.

La sua Bergamo, per il cognato di Michele Bacis, compagno nelle giovanili e anche nell’apprendistato triestino in C2 alla fine del secolo scorso, ha significato il decollo verso un percorso professionale che avrebbe potuto riservargli ben altre soddisfazioni che non la gloria effimera del personale record d’imbattibilità di 774 minuti, il quarto di tutti i tempi prima di retrocedere al quinto nel marzo 2016 complice Gigi Buffon (davanti ci sono anche Seba Rossi, Zoff e Da Pozzo). Tutto in giallorosso, nella stagione 2003-2004. Dalla quarta di campionato con l’Ancona (3-0) del 28 settembre al minuto 89 dell’undicesima nel 3-1 al Lecce, con il futuro nerazzurro Chevanton a rompere l’incantesimo. Nella Capitale, un poker d’annate sotto Fabio Capello, il posto di titolare progressivamente soffiato ad Antonioli, la Supercoppa Italiana all’arrivo, il titolo di “Saracinesca d’Oro” nel 2004, quale numero 1 meno battuto d’Europa con soli 14 gol subiti in 31 gare e anche le porte aperte della Nazionale maggiore e quella olimpica: cartellini timbrato nelle amichevoli – targate Trap e Lippi – con Svizzera e Finlandia, più il bronzo ad Atene 2004 sotto Claudio Gentile che fa coppia in bacheca con quello nell’Europeo Under 21 in Svizzera di due anni prima.

Poi, soffrendo l’astro nascente Gianluca Curci e stritolato dagli avvicendamenti in panca (Prandelli, Voeller, Delneri e Conti), l’annata e mezzo alla Reggina di Walter Mazzarri – con la nomina a cittadino onorario del sindaco Scopelliti – fino alla decisione nel gennaio 2007 di sfidare il Generale Inverno a domicilio: soldi a palate e una Coppa nazionale, nella fredda Russia moscovita, ma anche incomprensioni con la dirigenza e la poco simpatica prospettiva di recitare la parte dell’ultima delle riserve in una rosa tutt’altro che irresistibile. Il richiamo delle radici (autunno 2010) è firmato AlbinoLeffe, Madonna e poi Mondonico, incipit di un giro di giostra che perdura tuttora, tra la Sardegna, Padova, Pescara, Chiavari, Vicenza, Piacenza e ora la Daunia. Auguroni a lui, 197 centimetri di classe mai sfruttata fino in fondo, forse per un carattere tutt’altro che da paraculo, e alle donne della sua vita: la moglie Silvia da Colognola e le figlie Asia (13 anni) e Gaia (11).

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6 anni fa

anche questo portiere è stato accantonato un po’ troppo presto

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6 anni fa

Grandissimo portiere,forse peccava in umiltà….nessuno è perfetto ?!comunque forte.

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