Le  pagine bergamasche de La Gazzetta dello Sport si concentrano su Mattia Caldara.

Il ventitreenne di Scanzorosciate è sempre più un pilastro della difesa, una delle certezze dell’Atalanta. In questa stagione continua la sua crescita, anche in personalità. Si dimostra non solo un muro nella retroguardia, ma anche un giocatore capace di segnare: 9 sono i gol, di cui 7 nella passata stagione.

Per precauzione lasciato fuori contro l’Inter per un fastidio all’adduttore, in campo domani contro l’Everton in una partita fondamentale per l’Atalanta.
L’Europa League è l’obiettivo numero uno dei nerazzurri, l’importanza della partita di domani lo avevano evidenziato anche le parole di Gasperini alla vigilia della partita contro la squadra di Spalletti.
Per questo la squadra deve essere nella sua forma migliore: anche se mancherà Spinazzola (al suo posto Castagne o Gosens), torneranno Freuler e Caldara (assenti domenica in campionato, il primo per squalifica).

Caldara è un punto fermo nella difesa atalantina, che con l’arrivo di Palomino vede quattro titolari contendersi tre posti, ma non quello del bergamasco perché quando sta bene, lui non può mancare. Lo dimostrano le presenze: è l’unico atalantino in rosa a non essere mai stato sostituito quando è stato schierato dall’inizio. Unica eccezione l’ingresso nel finale nella partita di andata con l’Everton, ma era reduce da una serie di acciacchi. Se non fosse stato per questi fastidi, sarebbe le presenze sarebbero state il 100%. Invece, è mancato anche nelle prime due di campionato, ma dalla terza alla dodicesima è sempre rimasto in campo per 90′.

L’anno scorso Toloi-Caldara-Masiello aveva rappresentato uno dei punti di forza dell’Atalanta, ma quest’anno i risultati in altalena mostrano che anche la fase difensiva non brilla. Su diciassette partite, i nerazzurri hanno chiuso la porta in sole tre occasioni: due in campionato, una in Europa. La passata stagione la retroguardia terminò al secondo posto, dietro alla Juve, dei gol subiti.