Undici partite, quattro gol e un assist: già con questi numeri, in media un’azione da gol ogni due partite, Andreas Cornelius meriterebbe il titolo di titolare nella squadra bergamasca.
Se a questo dato poi aggiungiamo l’appendice che le undici partite in questione non sono state giocate per 90’ ma per minimo 4’ e massimo 65’, il dato si fa ancora più lampante: l’Atalanta ha un attaccante che va in gol, o offre la palla del gol, ogni 29’ di gioco. Tre gol in ogni partita da titolare?
In serie A ha realizzato un’azione da gol dopo 35’ contro il Sassuolo, dopo 20’ contro il Bologna e dopo 42’ l’assist del pareggio di Remo contro la Fiorentina, ma è in Europa che si è sbizzarrito: una doppietta in 12’ di gioco contro l’Everton, con 6’ di distacco tra una rete e l’altra. Questa volta le sue reti non sono state decisive come il passaggio per Freuler contro i viola o il centro alle spalle di Mirante, ma hanno sottolineato un fatto imprescindibile.
Cornelius non va lasciato in corner e messo in un angolo, il vichingo dimostra di valere più delle manciate dei minuti spesi in campo. All’Atalanta in questo momento serve un attaccante che dia continuità e, soprattutto, cinismo. Qualità che l’attaccante ha dimostrato di possedere non solo in Danimarca e non solo in Inghilterra, ma anche allo stadio di Bergamo.
I problemi alla schiena sembrano ormai un lontano ricordo e ora alla Dea attendono partite da vincere in campionato: una possibilità per il biondo danese di rendersi protagonista con altre azioni vincenti. D’altronde, le interviste che gli richiedono sempre più a fine partita, gli servono per un motivo in più: imparare l’italiano, anche se in campo parla già alla perfezione.