Giuseppe Bonetto detto Beppe, noto procuratore sportivo e dirigente di lungo corso granata scomparso stamani a 83 anni, non è un personaggio qualsiasi nella lunga e gloriosa storia del Torino Football Club. Fu, infatti, l’artefice del settimo e fin qui ultimo scudetto del sodalizio, il primo dal secondo dopoguerra dopo la sciagura di Superga.
Scelto dal presidente Orfeo Pianelli, che nella squadra aveva da investire i soldi dell’indotto Fiat che rappresentava (la Pianelli & Traversa), dopo che era stato corteggiato anche dalla Lega Calcio per la sua tesi di laurea sull’amministrazione delle società sportive, Bonetto rimase legato al Toro dal 1964 al 1982 in qualità di direttore generale.
Prima dei compiti in seno alla Lega e negli organigrammi di Napoli, Perugia e Genoa, allestì in prima persona, tramite gli aggiustamenti del caso e attraverso un lavoro certosino di scouting, l’organico del titolo nazionale vinto al termine della stagione 1975-1976 sotto la guida di Gigi Radice.
Tra le sue scoperte e i colpi di calciomercato, Francesco Graziani, prelevato dall’Arezzo, l’altro puntero Paolino Pulici dal Legnano, il mediano Patrizio Sala dal Monza, l’ala ambidestra o fantasista Claudio Sala – prelevato dal Napoli per 400 milioni – e il regista Eraldo Pecci, soffiato per 250 milioni al Bologna dopo che un’ernia del disco ne aveva provocato l’incipiente svalutazione. Nel palmarès, anche le Coppe Italia 1968 e 1971.
“Se n’è andato il padre nobile dei procuratori vecchio stile che gli sono debitori di un’immagine seria e professionale – ha detto il noto agente Fifa Claudio Pasqualin a Tuttomercatoweb -. L’elegante e competente tratto professionale, i suoi trascorsi in Lega e al Torino dello Scudetto 1976 rendevano noi procuratori fieri di essere suoi colleghi. Fu il primo presidente dell’Assoprocuratori e in un dialogo costante con la Federazione contribuì ad elevare l’attività procuratoria a vera e propria attività professionale”.