Nei mesi felici, quelli in cui l’Atlanta si gode i raccolti delle semine a lungo termine e viene considerata attraverso i più disparati inglesismi uno spot per il calcio italiano, conviene ricordarci da dove tutto è partito, da dove veniamo, chi siamo.
“Se sei bergamasco non puoi non amare l’Atalanta, la squadra della tua città“. Da questa dichiarazione di presidente Percassi è nato, il 13 luglio 2010, il “Progetto Neonati Atalantini”. Un’azione partorita dal piacere di regalare a tutti i neonati che nascono negli ospedali di Bergamo e della provincia la maglietta nerazzurra dell’Atalanta. Un passo considerevole verso la silenziosa rivoluzione del club in grado di registrare all’anagrafe nerazzurra un numero spropositato di famiglie orgogliose e grate ai gesti d’attenzione di una società che si fa città proprio perché il calcio è della sua gente.
Parte di quello che adesso il popolo atalantino sta vivendo fonda qui le sue radici oltre che nella cura rinomata del settore giovanile, nella tradizione infinita di un popolo tifoso affermatosi negli anni come dodicesimo uomo in campo, nella responsabilità societaria mirata ad assumersi gli elogi ai suoi tifosi, lo stadio di proprietà e molto, molto, altro ancora. La Dea bendata è anche queste cose qui, mai sazia e consapevole di quello che era e appunto per questo, di ciò che vorrà essere.