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Randazzo: “C’è lo stesso entusiasmo del passato per l’Atalanta in Europa”

Il siciliano di Caltagirone Giacomo Randazzo ha attraversato tutto il calcio delle figurine da Anzolin, Divina, Savoia e Vavassori a Delio Rossi, Motta e Makinwa. Quattro partecipazioni europee all’attivo di cui tre con i nerazzurri e una con i granata, condite da una vittoria della Coppa Italia in terra piemontese. Questa è un pezzo della storia dell’ex dirigente orobico Randazzo che ha rilasciato un’intervista a L’Eco di Bergamo riguardo al suo approdo in granata: “Devo dire grazie a Mondonico che mi coinvolse in quell’avventura, parlando con l’allora presidente Goveani. Era un’ottima squadra ma soprattutto c’era Mondonico, un grande allenatore e un grande uomo“.

Un battuta sul traguardo più importante con la conquista della Coppa Italia: “È stato l’ultimo successo importante del Toro, battemmo la Roma e il ritorno all’Olimpico fu emozionantissimo. A Torino avevamo vinto 3-0, dunque poteva essere anche una passeggiata tant’è vero che avevo fatto venire la famiglia al completo per festeggiare. Perdemmo 5-2, conquistando il trofeo grazie ai gol segnati in trasferta. Fra i giallorossi c’erano proprio Mihajlovic e Bonacina”.

Prosegue sulla sua storia in nerazzurro: “Attraversa tre epoche: la prima rappresenta i 22 anni abbondanti dei Bortolotti, più la fase iniziale della prima gestione Percassi, poi i 7 anni con Ivan Ruggeri e infine i 5 mesi da presidente, proprietario sempre Ruggeri”.

“Senza nulla togliere agli altri protagonisti della storia recente atalantina, la famiglia Bortolotti per me resta la stella polare. Achille mi prese dal Siracusa e in due anni ero già bergamasco. Ricordo la trattativa per l’acquisto di Zingonia, un affare che Bortolotti senior aveva intuito immediatamente; fu pagata trecento milioni di lire, il venditore era partito da 400 milioni ma io tenni duro tant’è vero che Achille mi disse che se gli avessi fatto perdere l’occasione per 10 milioni mi avrebbe licenziato”.

Sui migliori calciatori: “Sul podio metto Scirea, Donadoni, Stromberg, per le qualità tecniche e per i
valori umani. Potrei fare un elenco interminabile, Cabrini, Tavola, Prandelli, Pacione. Tanti ne nominerei, tanti ne dimenticherei. Faccio un’eccezione per Caniggia e per la moglie Mariana. Con loro ci sentiamo ancora adesso. Tra gli allenatori il numero uno è stato Mondonico, aggiungerei Sonetti perché con lui ho vissuto le stagioni più intense”.

Il pubblico bergamasco in Europa? C’è lo stesso entusiasmo della gente, anche allora la città si fermava. La differenza sta nella partecipazione alle trasferte, infatti noi andammo in Galles, a Zagabria, a Colonia, in Turchia non dico soli ma quasi. I tremila e passa di Liverpool fanno parte del fenomeno Atalanta”.

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