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La destra al potere: Contratto-Castagne, candeline per due

Uno si guadagnava il pane da professionista quando gli esterni si dividevano ancora in ali tornanti e terzini, l’altro fa il pendolino bifase in un 3-4-1-2 ultramoderno. La cifra del calcio in costante cambiamento: dagli anni ottanta sparagnini all’italiana, con le marcature rigorosamente a uomo e il numero di maglia a definire già la posizione in campo, all’epoca attuale con le personalizzazioni sulla schiena e le alchimie tattiche sempre pronte a provocare deflagrazioni sullo scacchiere del nemico. Il destino li ha accoppiati solo nel compleanno, nel piede e nella fascia preferita, Renzo Contratto e Timothy Castagne, i due atalantini che oggi condividono le candeline.

58 da una parte, 22 dall’altra, per chi ha fatto della destra una ragione di vita professionale. Solo sui prati verdi di serie A e delle coppe europee, per carità. Il torinese di Borgaro cresciuto nel Barcanova, diventato grande nella Fiorentina dopo gli anni di apprendistato tra Mantova, Alessandria e Pisa, nerazzurro felice tra Emiliano Mondonico, Piero Frosio e Bruno Giorgi tra 1988 e 1991 prima della chiusura della carriera con Udinese e Alzano Virescit, ha iscritto il proprio nome nelle due avventure in Coppa Uefa del 1989-1990 e 1990-1991. Ovvero il primo turno con uscita immediata contro lo Spartak Mosca e i famosissimi quarti di finale con l’Inter di Giovanni Trapattoni, l’ultima volta della Dea sul palcoscenico continentale prima dell’epopea gasperiniana. 2 presenze più 8 (10 in viola, tra De Sisti, Valcareggi e Bersellini), che assommate alle 87 del triennio di campionato e a quelle in Coppa Italia fanno 114.

Se ai giorni nostri il più classico dei numeri 2 fa il procuratore sportivo con successo, nella Contratto & Goller insieme al socio Andreas Goller, rappresentando fra gli altri Dries Mertens, Mattia Destro, Davide Astori e Davide Santon, il belga di sangue vallone col 21 sul retro è appena allo start di una parabola che sembra promettere bene. E non solo nel suo ballottaggio eterno con Hans Hateboer, il tulipano con le spine nel piede quando si tratta di tirare in porta. Perfino quando viene dirottato a mancina per l’indisponibilità del titolarissimo della zolla Leonardo Spinazzola, vedi battesimo del fuoco in Europa League – già 12 allacciate di scarpe in maglia Genk – il 14 settembre scorso al Mapei Stadium contro l’Everton. Se sta sulla sua corsia prediletta, però, fa ancora meglio, tipo metterla in mezzo per il rompighiaccio di Bryan Cristante nella manita sporca a Goodison Park. E che nessuno osi sottolineare che alla corte di Zingonia c’è arrivato solo per il cuore matto del connazionale del Gent Thomas Foket. Tanti auguri a due campioni così uguali e tanto diversi lo stesso.

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