Corsi e ricorsi, nella storia dell’uomo in generale e del calcio in particolare, sono il pane quotidiano con cui pasteggiano studiosi, statistici e… gufi. Già, perché il rischio di portare rogna è pressoché assicurato, allorquando si va a ritroso nella lunghissima teoria dei precedenti tra Milan e Atalanta finendo per scoprirne delle belle. È la prima volta, a quanto pare, che la sfida nella tana dei rossoneri cade all’antivigilia di Natale ma ben l’ottava in dicembre, dal 1937 ai giorni nostri. E tralasciamo la primissima del 14 dicembre 1919, sul campo di Gorla a Milano, una manita sporca (doppiette di Varese e Ferrari e gol di Roghi per i locali, Luigi Pianetti per gli orobici) solo perché si trattava di Prima Categoria, quando la massima serie a girone unico nazionale era ancor meno di un’ipotesi.
Inutile sottolineare, viste le premesse, che nelle condizioni di cui sopra i nerazzurri a casa d’altri hanno raccolto un bottino ben magro. L’unica coincidenza già verificatasi è la giornata di campionato, la diciottesima. Due batoste, of course: il 4-1 del 12 febbraio 1956 (prima di ritorno, però: la serie A era a 18) tra la squadra di Ettore Puricelli e quella di Luigi “Cina” Bonizzoni (48′ e 89′ Schiaffino, 51′ Dal Monte, 74′ Nordahl, 87′ Rozzoni) e il tris secco della Befana 2014, con doppietta di Kakà (35′ e 65′) e sigillo di Bryan Cristante (67′).
Che l’ultimo mese dell’anno non dica benissimo per i bergamaschi nei confronti diretti lo testimonia anche l’occhiale del 17 dicembre 2016, ma prima era andata decisamente peggio. Vedi l’ottavo di ritorno di Coppa Italia il 14 dicembre ’99, Bierhoff e doppietta di Guly. Molto meglio il 2-2 in rimonta in stile Liedholm contro Sonetti del 16 dicembre di un quinquennio prima, con Stromberg (67′) e Mimmo Gentile (87′) a rispondere a Battistini (16′) e Virdis (32′).
0-0 anche il 18 e il 3 del ’66 e del ’67, mentre all’inaugurazione del dodicesimo spicchio della torta del tempo nel ’63 Fortunato (Giuliano, Daniele era ancora in fasce) e Bruno Mora firmarono i due punti meneghini. E veniamo all’unica nota lieta di questa sbrodolata a suon di cifre e volti più o meno velati dalla nebbia, come quella che avvolse l’ultima sfida a San Siro. Era il 14.12.1941, campa cavallo. Tripletta di Edmondo Fabbri, futuro ct azzurro della disfatta con la Corea del Nord ai Mondiali del 1966, e gol della bandiera di Boffi. Mario Magnozzi e Janos Nehadoma i coach. Fu anche la prima di nove affermazioni extra moenia col Diavolo. Che la cabala ce la mandi buona. Mettendoci pentole e coperchi…