I tifosi più storici, quelli che ancora oggi dicono “vado al Brumana a vedere l’Atalanta”, perché quello è il nome che gli è rimasto impresso dello stadio Atleti Azzurri d’Italia, sono soliti raccontarsi spesso gli aneddoti dell’Atalanta che fu, mentre con passo lento ma fiero si avviano verso lo stadio ogni domenica. Nel corso dei decenni quei racconti – di vittorie, sconfitte, gol, rimonte, torti, colpi di fortuna – hanno assunto le sembianze di un mito, di una leggenda che a fine racconto lascia di stucco, ma anche con il dubbio sulla veridicità di quella tal vicenda. Poco importa, sta di fatto che tra gli episodi che più spesso si raccontano ce n’è uno tragicomico e risale alla stagione ’49-‘50.
A Bergamo arriva il grande Milan del trio svedese Gre–No–Li formato dai tre portenti Gren–Nordhal–Liedholm. La partita parte subito fortissimo con l’Atalanta che si porta in vantaggio, ma viene immediatamente raggiunta sull’1-1 proprio da un gol del trio svedese. I tre prendono coraggio e per qualche minuto iniziano ad attaccare in modo forsennato, arando le fasce e creando una serie infinita di occasioni da gol. La folla, impazzita, ad un certo punto si zittisce.
Ad emergere tra il tifo è il vocione del portierone Bepi Casari, che sporgendosi dal limite dell’area piccola grida “A belase”. In dialetto bergamasco significa “andate adagio” e l’invito – anzi, la supplica – è rivolta a quei tre indemoniati. In tribuna si sorride, ma si trema anche perché quel vocione ha scosso gli animi dei tifosi entusiasti che ora hanno forse un po’ più paura del Milan, già fortissimo. Ma anche gli svedesi devono essere rimasti sorpresi perché da quel momento l’Atalanta prende il sopravvento e vince, clamorosamente, 5-2.
A quasi sessant’anni di distanza, in un altro calcio e in una società profondamente cambiata, le parti si sono invertite. L’Atalanta va in casa del Milan quasi da favorita. La corazzata del Gasp è lanciata, la banda squinternata di Gattuso è chiusa a Milanello da giorni per cercare di capirci qualcosa sul proprio stato di forma. Sia chiaro, non che andare alla Scala del calcio ora sia una passeggiata e non che il Milan non sia da rispettare, ma sulla carta l’Atalanta parte coi favori del pronostico, al limite si parte alla pari.
Come sono cambiati i tempi, che orgoglio poter andare a San Siro con questa consapevolezza nei propri mezzi, puntando a vincere per mettere sotto l’albero un posto comodo sulla poltrona di un’altra Europa momentanea. A sessant’anni di distanza, forse sarà forse Gigio Donnarumma a dover gridare – di certo non in bergamasco, al limite in milanese – a quel fior fiore di trio composto da Peta(licic) di Papu di rallentare le loro avanzate? Caro Babbo Natale, quest’anno siamo stati veramente molto buoni e bravi e allora come desiderio ti chiediamo proprio questo: far tremare il Milan e tornare a casa col bottino pieno.