“La cura Gattuso finora si è rivelata un palliativo. E non sarà un ritiro prepartita di una settimana a spostare gli equilibri”. Un Milan perennemente alla ricerca della dimensione da big smarrita per strada. E che nel percorso prende qualche buca di troppo. Guglielmo Longhi, giornalista della Gazzetta dello Sport, getta uno sguardo critico nei confronti di un gruppo recentemente passato dalle mani di Montella a quelle dell’ex mediano che concepisce lo sport come guerra in tempo di pace.
I risultati di fatto continuano a non arrivare. “Il Milan si accinge ad affrontare il peggior avversario possibile in questo momento. A Verona ha toccato il fondo. Ha gli stessi punti dell’Atalanta, che però è in formissima. La dirigenza ha voluto la prova di forza coi giocatori, un rimedio a cui credo poco”.
Crisi e involuzione tecnica, oppure il problema è a monte? “Il futuro della società è nebuloso e il rendimento della squadra non ne è altro che un riflesso. Non solo l’UEFA, con la recente bocciatura del voluntary agreement, ma ormai anche i tifosi hanno capito che la proprietà è qualcosa di aleatorio. Non si capisce chi ci stia dietro. Pompare la campagna acquisti non basta”.
Di nomi di grido, comunque, ne sono arrivati in estate. “Sono stati spesi 221 milioni per tanti giocatori di buon livello, ma quei due-tre che fanno la differenza non ci sono. André Silva è nazionale portoghese, accreditato di grandi doti e grandi valori tecnici, ma alla fin fine segna contro modesti avversari di Europa League. Non a caso si fa portare via il posto anche da Cutrone che è un ragazzo: su di lui si potrebbe rifondare, ma sarebbe la sconfessione di una politica estiva sovradimensionata e sopravvalutata. Biglia avrebbe dovuto essere l’uomo d’ordine, il Pirlo della situazione facendo un paragone azzardato, ma sta in panchina. E Kessie è sotto le aspettative: corre e corre, ma il campo prima o poi finisce e allora devi decidere cosa fare con la palla”.
E che dire dell’altro grande ex, Giacomo Bonaventura? “Deve decidere cosa farà da grande. Mezzala, ala, mezzapunta, trequartista? Berlusconi recentemente è tornato su un suo vecchio cavallo di battaglia: per lui il Milan deve giocare con due punte. Forse Jack e Suso sono i punti fermi da cui ripartire”.
Bocciatura per Ringhio, insomma, oppure è presto per trarre conclusioni? “La stagione è ancora lunga. Ovviamente la sua proverbiale grinta non basta, anche se è proprio per questo che è stato scelto. Ha cambiato modulo e modo di stare in campo, meno palleggi e più gioco verticale. Intanto l’Atalanta sabato sera è un bel banco di prova. Ma non ci si arriva nelle condizioni ideali”.