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Alla scoperta di Timothy Castagne

Ad aprire le marcature nella delicata sfida di Coppa Italia contro il Napoli non è stato Andrea Conti, i cui inserimenti chirurgici avevano fatto sognare i tifosi bergamaschi nella scorsa stagione, ma il suo erede: Timothy Castagne.

Arrivato dopo il forfait del connazionale Foket, causa problemi cardiaci, il terzino belga ha saputo vincere lo scetticismo iniziale e farsi trovare pronto quando chiamato in causa.

La sua storia  parte da lontano, e più precisamente dal fiume Mosella che bagna il piccolo stato di Lussemburgo, dove il padre Pierre si è fatto un nome  venendo eletto per due anni miglior giocatore della provincia. Se buon sangue non mente il biondissimo Tim non si allontana dalle tracce paterne. Tra i due, le differenze sono per lo più di ruolo. Mentre Pierre occupava, al culmine della carriera, la posizione di trequartista, il figlio fin dai primi anni nel settore giovanile del Royal Excelsior Virton, grazie anche alle sue caratteristiche fisiche, giostra tra la mediana e la difesa. Le sue prestazioni, anche se non del tutto ordinate, basti pensare a quanto fosse “maleducato” il suo destro e di quanto le diagonali difensive non fossero prima il suo punto di forza, inducono il selezionatore Under 17 del Genk, Dimitri  De Condè, a puntare su di lui.

Con alle spalle Franco Iovino, agente italo-belga che supervisionerà da lì in poi le sue prestazioni sportive, la frenetica vita di Castagne diventa molto più regolarizzata: dagli allenamenti mattutini al centro federale di Sart Tilman, ai viaggi in corriera per lo studio a Liegi, dove frequenta scuole secondarie con indirizzi scientifici , fino all’entrata nel giro della prima squadra. Il giovane terzino diventa, infatti, il pupillo dell’allora allenatore del Genk Mario Been. È proprio il tecnico olandese, con un passato da giocatore nel Pisa, a farlo esordire il 14 settembre 2014 in una partita di Jupiler Pro League pareggiata 1-1 contro il Club Brugge.

I miglioramenti sono totali sull’aspetto difensivo dove riesce ad avere la meglio nel gioco aereo grazie ai suoi 185 centimetri, nascondendo la poca esplosività nel breve grazie ad una intelligente lettura dell’azione; offensivamente, gli allenamenti nel biennio con l’Under 16 con cui si laurea campione di Belgio con Gilles Thiriot, fanno intravedere tutta la personalità dapprima inespressa, grazie agli accorgimenti nel calcio col piede destro, ma soprattutto nelle sovrapposizioni e negli uno contro uno a testa alta contro il difensore.

Nella stagione 2016-2017 colleziona anche le sue prime presenze in campo internazionale: dodici in Europa League con esordio il 14 luglio 2016 nei preliminari contro il Budućnost e due gol, uno dei quali nel derby degli ottavi di finale contro il Gent.

Il 7 luglio 2017, dopo 99 presenze con il Genk condite da 3 gol, si trasferisce a titolo definitivo all’Atalanta.

Con un esborso economico modesto (6 milioni di euro) i bergamaschi si sono assicurati un esterno assai promettente, finito in estate nel mirino di mezza Europa, e il cui obiettivo è guadagnarsi una chiamata per i Mondiali di Russia dalla selezione fiamminga, con la quale vanta diverse presenze in Under 21.

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