“Contro l’Atalanta, che sviluppa molto il gioco sulle corsie, la Roma dovrà sfruttare al meglio la zona centrale per attaccare. Proprio quella in cui è più debole”. Sfondare al centro per non doversi leccare le ferite sull’ala: è il tema principale del match dell’Epifania secondo la firma romana Gabriele Chiocchio. Il vicedirettore della testata on line VoceGiallorossa.it guarda nella terra di mezzo per provare a sgombrare il traffico delle idee nel crocevia della prima di ritorno, in cui ulteriori incidenti potrebbero ammaccare parecchio entrambe le contendenti.
Dunque la chiave sarà nel cuore del gioco.
“La Roma tende sempre ad allargarsi un po’ troppo, ma con l’uso intensivo delle fasce che fa Gasperini, abituato a portare i centrali laterali sulle punte esterne, contro un avversario così tosto e ben messo in campo sarebbe rischioso. E Di Francesco non ha ancora preso decisioni definitive, difficile dire chi ci sarà”.
Il caso di Capodanno di Nainggolan potrebbe influenzare le scelte?
“Se Radja non ci sarà, non è certo per motivi disciplinari. I panni sporchi si lavano in famiglia, quindi la società prenderà eventuali provvedimenti al suo interno, senza conseguenze per le convocazioni, esattamente com’è stato per De Rossi a Genova. C’è da ripartire dopo un momento di appannamento e non ci si può certo permettere di lasciar fuori un elemento imprescindibile, vista la rosa non certo ampia. Casomai il calcolo, come per il capitano stesso, è da calibrare in prospettiva dell’impegno successivo con l’Inter: sono entrambi diffidati. Dietro Daniele c’è solo Gonalons, non proprio un play classico essendo nato come mediano a due davanti alla difesa”.
Potrebbe essere riconfermato l’Under 21 Pellegrini, che sta facendo furore. Grande personalità, gol alla Spal, gol nel pari col Sassuolo.
“Dei giocatori di centrocampo a mio avviso è il più adatto a interpretare il 4-3-3 dell’allenatore. L’incognita sul suo utilizzo è legata anche alla presenza nel reparto di Strootman, ma come detto sopra dipenderà molto da Nainggolan. Lorenzo è quello che conosce meglio i tempi di inserimento nel cosiddetto mezzo spazio, dà alla manovra una dimensione più verticale. Ed è un genuino prodotto del settore giovanile romanista: segnò al Manchester City nella Youth League 2014-2015, poi alle Final Four contro il Chelsea non ci fu niente da fare. Ha fatto due annate ottime al Sassuolo con Di Francesco, qualificandosi all’Europa League e giocandola. Ci sono state polemiche per la sua cessione con diritto di riacquisto, perché alla fine è tornato in cambio di dieci milioni anziché gratis se si fosse optato per il prestito”.
E davanti?
“Dopo il 3-1 alla Spal, e ormai è passato più d’un mese, al massimo un gol a partita. Da lì, 5 punti su 12 disponibili. Di occasioni non se ne creano tante e neppure si finalizzano, vedi El Shaarawy e Schick in casa della Juventus. Il secondo, finora non a suo agio all’ala perché è una punta d’appoggio, dopodomani parte dalla panchina: il Faraone e Perotti affiancheranno Dzeko, questa è la formula offensiva in grado di offrire più garanzie. L’organico è in costruzione: manca l’esterno alto a destra, inteso di ruolo. E fare traversoni dalla fascia per il bosniaco non è l’ideale, perché non è un colpitore di testa a dispetto della stazza e dei centimetri”.
Il momento non è esattamente dei migliori: quarto posto a 39, pur con la partita contro la Sampdoria da recuperare, meno due dall’Inter.
“Un punto solo nelle ultime due giornate, ma è da un po’ che la condizione appare in fase calante. Col Cagliari s’è vinto al fotofinish. Il momento di forma rasenta quello dello scontro diretto del 29 novembre 2015, quando Gomez e Denis su rigore si portarono via la vittoria dall’Olimpico. È una costante delle ultime stagioni: tra fine autunno e inverno comincia un certo declino”.
Quali le prospettive oltre il giro di boa?
“La Coppa Italia è sfumata agli ottavi contro il Torino, la corsa allo scudetto ha squadre più attrezzate e complete. In Champions League l’avventura continua (con lo Shakhtar agli ottavi, NdR), ma è in primis in campionato che bisogna mantenersi nelle posizioni per qualificarsi alla prossima edizione. Mercoledì il direttore sportivo Ramon Monchi ha tenuto un discorso alla squadra da uomo di calcio, ha voluto serrare i ranghi alzando l’asticella. A Trigoria i dirigenti storicamente non sono mai stati avvezzi alle strigliate. Lui ha detto che senza mentalità vincente la maglia della Roma non si può indossare: concetto aleatorio perché alla fine le prove vanno date sul campo, ma senza dubbio un segnale di rottura rispetto a un passato di atteggiamenti accondiscendenti nei confronti della squadra”.