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Orsato, tris di precedenti con Atalanta e Napoli

Come se non fosse bastato il ko interno con la Juve, il primo dicembre, giusto per ridimensionare un ruolino di marcia da capolista che adesso sente sul collo il fiato dell’inseguitrice. L’ultimo precedente dice male, anzi malissimo, agli ospiti di turno. Che sono stati diretti fin dai tempi grami della C dalla giacchetta nera con cui avranno il rendez-vous il prossimo 21. Ma con Daniele Orsato nemmeno l’Atalanta ha mai trovato vita facile. Il fischietto scledense, designato giovedì per la sfida domenicale al Napoli primo della classe all’ombra della Maresana, a nemmeno 43 anni di vita s’è già ritrovato con le due contendenti un’infinità di volte. E se sotto il Vesuvio ai tempi finì maluccio, il paio di precedenti diretti a Bergamo parla di quattro punti su sei conquistati dai padroni di casa.

Il primo è l’1-1 col botta e risposta tra German Denis ed Edinson Cavani (in extremis, a 15 secondi dal gong) del 26 novembre 2011, una sfida delle panchine tra Stefano Colantuono e Walter Mazzarri, un Saturday Night abbastanza memorabile. Ma mai quanto il successo di misura firmato Carlos “Siete Pulmones” Carmona il mercoledì sera del 31 ottobre 2012, a protagonisti della strategia invariati sotto la volta di plexiglass. Il bilancio è appena positivo per i partenopei, che su 37 incontri arbitrati dal nativo di Montecchio Maggiore (23 novembre 1975) ne hanno vinti 14 pareggiandone 12, ma tolto il terzo campionato professionistico nazionale il verdetto è decisamente da pollice verso: 9 bottini pieni, 11 pari e altrettanti ko. Per soprammercato, però, zero vittorie nelle ultime cinque gare (tre contro i bianconeri, due contro la Roma), in cui i Ciucci hanno addentato la miseria d’un punticino (con gli Allegri-boys nella scorsa stagione).

5, 4 e 7, infine, il borsino nerazzurro. Le sconfitte, raccontano le statistiche, sono arrivate contro Samp, Juve (due volte), Milan, Inter, Sassuolo e proprio gli azzurri, trionfatori del primissimo scontro con Orsato da giudice imparziale, però al “San Paolo”, il 9 maggio 2010: a decidere, Fabio Quagliarella con una doppietta implacabile delle sue. L’allenatore atalantino era Bortolo Mutti, che nell’annata storta dei quattro mister (Angelo Gregucci per quattro giornate, Antonio Conte per tredici, Valter Bonacina per una) non riuscì a evitare l’ultima delle retrocessioni zingoniane in serie B. Con Siena, Lazio e Palermo gli altri nulli; con Livorno, Milan, Cagliari e i rosanero (al “Barbera”) le altre affermazioni.

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