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La guerra della tattica fra Gasperini e Sarri

3-4-1-2 contro tridente classico. Tre sfide su quattro vinte nell’ultima stagione e mezza: per il Napoli l’Atalanta è una sorta di tabù che domenica rischia di materializzarsi a mo’ di ostacolo da ruzzolone pesante sulla strada dello scudetto, visto che senza bottino pieno Maurizio Sarri rischia il sorpasso di Massimiliano Allegri nel Monday Night Juve-Genoa. E la tesi della Gazzetta dello Sport nella presentazione del lunch match di Bergamo è chiara: niente di casuale, è Gian Piero Gasperini a mettere nel sacco spesso e volentieri il collega, al netto del 3-1 azzurro dell’andata a fine agosto.

Solo i bianconeri, appunto, nello stesso arco temporale sono riusciti a vincere tanto contro l’attuale capolista. I segreti del successo nerazzurro rimontano alla scorsa stagione, a quel 2 ottobre 2016 della prima da titolari del match winner Andrea Petagna, di Roberto Gagliardini e di Mattia Caldara. L’esordio della Gasp-Atalanta, che con i Ciucci usa più il bastone della carota. Soffocando l’azione altrui dalla fonte, col trequartista incollato al portatore di palla, mentre le due punte si allargano anch’esse in pressing sui due centrali di difesa.

Dietro è un tre contro tre, in mezzo gli interni sono accoppiati in marcatura alle mezze ali: una ricetta che lascia agli avversari il lancio in profondità, favorendo fisico e velocità degli atalantini. A Mertens, su cui il perno Caldara rischierà l’anticipo come di consueto contro i centravanti classici, non resta che lo scarico verso i compagni di linea comunque guardati a vista dagli altri due centrali. Un gioco ad arrivare per primi sulla palla che a volte conosce inceppamenti, come all’andata: de Roon non copre l’inserimento di Insigne, sul quale era uscito altissimo Toloi, e l’appoggio di testa (pallone lungo di Allan) serve a Mertens il 2-1. E in avanti? Fasce ipersfruttate e punte che puntano i terzini per favorire le sovrapposizioni. Col Papu Gomez a partire defilato facendo male in uno contro uno.

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