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Il fuorigioco – Rischio o mediocrità? Gasp porta Bergamo e l’Atalanta ad un bivio

Se c’è una caratteristica difficile da accettare o condividere, per non dire apprezzare quella è la mediocrità. Il calcio italiano sta andando da qualche anno verso la mediocrità e sta producendo squadre e giocatori sempre più mediocri, prima in modo silenzioso, ora sempre più altisonante soprattutto dopo la sconfitta della Nazionale contro la Svezia. Quanti esempi abbiamo negli ultimi anni di squadre mediocri? Tanti. In Serie A esistono la Juventus, il Napoli e la Roma che si giocano lo scudetto (anche se poi vince sempre la Juventus) e poi esistono realtà come Parma, Verona, Pescara, Benevento, Palermo, Empoli che più o meno volontariamente scelgono di condurre un campionato di Serie A in maniera quasi dilettantistica per poi retrocedere.

Nel mezzo, squadre che con il minimo sforzo galleggiano a metà classifica come Sassuolo, Chievo, Udinese, Genoa. E l’Atalanta? L’anno scorso è stata una parentesi eccezionale, che quest’anno si sta allungando, ma fino a due anni fa anche dalle parti di Bergamo si sentiva dire: “Non rischiamo la retrocessione solo perché dietro di noi ci sono squadre imbarazzanti”. Morale: anche l’Atalanta stava andando verso una dimensione mediocre della sua struttura. E via di musi lunghi, freddezza, allontanamento.

Al timone della società però c’è una persona che è tutt’altro che mediocre: Antonio Percassi è un bergamasco vero, che sa perfettamente come tenere i piedi per terra, ma che non ha alcuna intenzione di colorare di grigio Zingonia. Percassi ha incontrato, non per caso, sulla sua strada Gian Piero Gasperini, un altro che piuttosto che scadere nella mediocrità cade il più in basso possibile, ma perseguendo le sue idee rivoluzionarie di calcio. Questo mix di intelligenza, follia, ambizione e capacità tecniche ha scaraventato l’Atalanta in altissimo, fino al quarto posto della scorsa stagione. Morale: città in visibilio, milioni di euro per i talenti di Zingonia, giocatori che arrivano a Bergamo di corsa eccettera eccetera.

La voglia di uscire dalla mediocrità ha un prezzo però, dettato dal carattere dei personaggi che guidano questa squadra da mille e una notte: i successi non bastano mai, bisogna sempre migliorarsi, vietato adagiarsi sugli allori. E così ecco che un bel giorno, alla vigilia di un periodo cruciale per l’Atalanta Gasperini l’ambizioso, alza l’asticella apertamente.

Nella sua ormai celebre intervista a L’Eco di Bergamo non è tanto interessante capire se resti o meno, se sia più o meno contro la società, se abbia litigato con qualcuno o se voglia “tagliare” qualche giocatore. No, troppo banale. Gasperini si è preso a cuore la causa e sta cercando di mettere l’Atalanta e Bergamo di fronte ad un bivio: mediocrità o rischio. Lo dice chiaramente che non se la vede un’Atalanta da quartultimo posto, ed ha ragione. Lo pensiamo tutti, sin dall’anno scorso, ma quando a dirlo apertamente è il mister fa scalpore. Fa parte del gioco. Si può discutere sui modi e sui tempi scelti da Gasperini per lanciare questi segnali, ma non si può mettere in dubbio che continuare a nascondersi e a ragionare da “provinciali” non fa il bene di questa Atalanta, oltre a non essere intellettualmente onesto. Altrimenti nessuno si sarebbe stupito della sconfitta col Napoli, nessuno avrebbe rimpianto qualche punto lasciato qua e là e nessuno penserebbe neanche lontanamente di andare a Dortmund a vincere o di arrivare in finale di Coppa Italia superando la corazzata Juventus.

Probabilmente Gasperini sa quello che ha in mano, sa che il futuro può essere roseo, sa che il progetto c’è, sa cosa può dare a questa città e cosa questa città sta dando a lui. Ma sa soprattutto che ha alle spalle una società capace, ambiziosa ma – per fortuna – bergamasca. Siamo sicuri che entrambi, Gasp e Percassi, abbiano le stesse intenzioni, ma Percassi è bergamasco e sa che bisogna mettere un mattoncino dopo l’altro per costruire un grattacielo, con pazienza e meticolosità, altrimenti crolla da un momento all’altro. Serve solo che le velocità di mister e presidente tornino ad aspettarsi per viaggiare all’unisono e il clima tornerà quello sereno di (quasi) sempre. Paziente, ambizioso, vincente, mai mediocre.

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6 anni fa

Gasperini vuol cambiare dimensione alla nostra Dea, io concordo con lui, non si può sempre augurarsi la salvezza e nulla più…

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