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Nuti, il conterraneo di Mancini che giocava (poco) davanti

Il centravanti di manovra a fine carriera, il prodotto del vivaio – che allora usava il campo militare “Utili”, Zingonia non era nemmeno allo stadio d’ipotesi – sceso subito fra i semipro per sparire dalla scena e infine il baby pescato chissà come e dove nel Continente Nero per essere parcheggiato altrove, non sempre con soddisfazione. Seguiamo la rigorosa legge dell’anagrafe e, andando per ordine, apriamo l’elenco del tris di auguri del 25 gennaio con Paolo Nuti, oggi a quota 74, che condivide qualcosa con Gianluca Mancini, la riserva di Caldara e Toloi dei giorni nostri: enttamvi cresciuti in viola, entrambi della Valdarno inferiore, pisani che hanno la montanelliana Fucecchio e la lucchese Altopascio a un tiro di schioppo insomma, l’attaccante di Castelnuovo di Sotto e il difensore di Montopoli. Terre di cuoio e pellami, e difatti appese le scarpe al chiodo il classe ’44 si mise a fare l’imprenditore nel settore.

Le similitudini mica finiscono con la nota di campanile. Anche il prodotto della Fiorentina ye-ye di Beppe Chiappella, con cui aveva vinto la Coppa Italia e la Mitropa Cup nel 1966 insieme ai vari Mario Bertini, Ugo Ferrante e Mario Brugnera, dopo essere approdato a Bergamo nel mercato di riparazione autunnale del 1972, venne utilizzato col contagocce. Tre volte in campionato, dove nelle gerarchie in avanti, e si giocava di norma con una punta sola più un’ala e il tornante Alberto Carelli, erano Giuliano Musiello, Gian Piero Ghio e Sergio Pellizzari. Eppure l’unica da titolare il toscano dal fisico robusto – minato però da un grave infortunio ad Arezzo nel 1966 dopo il passaggio al Verona – e dalla tendenza a fare da boa favorendo gli inserimenti, una sorta di Petagna dell’epoca, se la smazza proprio con il friulano, uno sfondatore classico alla Cornelius: uno a zero in casa con il Palermo grazie a Sacco a cinque dal novantesimo, e pazienza se lui era già uscito per Ghio al 53′.

Altre due presenze in A – a Vicenza, nell’1-1 del 21 gennaio ’73, al posto di Pirola al 33′; nell’1-0 casalingo al Palermo del 18 marzo, subentrando subentrando a Savoia nella ripresa – e un poker in Coppa Italia, senza mai andare a segno, nell’annata storta di Giulio Corsini allenatore, il resto del palmares nerazzurro di uno che lontano dalla base si era fatto in precedenza Hellas, Foggia, Varese e Mantova. Un centrattacco da 32 reti in una decina d’anni di carriera tra A e B, più coperto e contorno, ovvero 9 nel trofeo della coccarda e 1 in Coppa delle Fiere. Sempre meglio dello zero al quoto in prima squadra di Gian Paolo Facchinetti e Patrick Asmah, gli altri due festeggiati. Il primo, punta pure lui, ne fa settanta e, uscito dal settore giovanile, trovò la Pergolettese, un triennio cadetto a Modena e la chiusura nello Spezia in C, guardacaso nel ’73 come Nuti. Il secondo, terzino sinistro ghanese classe ’96 spuntato nel gennaio 2016 al Centro Sportivo Bortolotti dopo essere stato scovato nel Brong Ahafo United dagli scout di Giovanni Sartori, è l’oggetto misterioso della Salernitana passata recentemente di mano da Alberto Bollini (ex vice di Edy Reja) a Stefano Colantuono. Zero partite, contro le 18 in B ad Avellino della stagione prima tra Domenico Toscano e Walter Novellino. Il classico limbo dei giri di prestito che si trasforma in girone infernale. Auguroni a tutti e tre.

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6 anni fa

AUGURI ??

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6 anni fa

Tantissimi auguri

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6 anni fa

Auguri ???

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