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Il Gasp e quelle parole fuori dai denti

Come le candeline sulla torta, ma dall’accendere le prime a far esplodere la seconda in faccia a qualcuno è un attimo. “Il progetto del presidente era 3-4 big e dentro i ragazzi del vivaio. Ora tutto questo non c’è più. E il mercato, su cui io non posso intervenire, è sottotono rispetto alla squadra e agli impegni. Serve un terzo attaccante ma non me lo prendono. Eppure anche i portieri sono tre”. Ahia, questo ci lascia. È la prima impressione del tifoso nerazzurro medio dopo aver letto la mezza sfuriata del neo sessantenne Gian Piero Gasperini mercoledì scorso sulle pagine de L’Eco di Bergamo. S’è scelto proprio una bella cassa di risonanza per spedire un messaggio alle alte sfere societarie. La più vicina possibile alla stanza dei bottoni.

Del resto il mister non le ha mai mandate a dire. Ai giornalisti, ai giocatori e ai dirigenti, ai quali, tolto il patron Antonio Percassi – “Sono qui perché ho sposato il suo progetto” -, è rivolto un rimbrotto condensato in una frasetta raggelante: “Non c’è condivisione”. Al secondo compleanno zingoniano del nuovo profeta, le sue uscite hanno sempre il filo conduttore della schiettezza a costo di apparire brutale. E così, se ad Andrea Petagna sabato scorso ha ricordato che l’approccio ai big match come quello col Napoli necessita del salto di qualità personale – “Deve recuperare mentalità, non può entrare con la squadra in dieci come ha fatto a Roma” -, la tiritera a distanza con il responsabile dell’area tecnica Giovanni Sartori, target mai nominato nemmeno di striscio ma ovvio quando si parla di organico e ritocchi, perdura senza repliche della controparte fin dall’inizio dell’avventura bergamasca.

Basta riavvolgere il nastro. Ed ecco il florilegio di dichiarazioni fuori dai denti di uno che bada alla sostanza a discapito della forma e del bon ton. Politicamente scorretto, come in fondo piace anche a noi addetti ai lavori (tranne a qualcuno preso di mira, s’intende), perché le parole troppo abbottonate non fanno mai male ad anima viva ma alla fin fine sono di una noia mortale. Un rischio che con l’uomo di Grugliasco non si corre proprio.

IL GASP E LA SOCIETÀ
“C’è una vittoria da festeggiare, domani ragioneremo meglio. È stata una settimana dura, la situazione a Bergamo è pesante: dovremo chiarirla anche con la società, perché la condivisione di vedute è fondamentale” (26.9.2016, dopo Crotone-Atalanta 1-3). “Mercoledì non sono stato convocato per un confronto, ma sono stato io a voler mettere i dirigenti al corrente delle scelte che avrei fatto per la partita di domani” (1.10.2016, prepartita di Atalanta-Napoli, quella di Caldara e Gagliardini titolari risolta da Petagna; out Paloschi dagli 11)“Il mio è un messaggio di rottura, perché è una situazione che mi è stata imposta ma non mi piace: anche se dal campionato alla Coppa Italia ho cambiato undici elementi su undici, qualcuno resta a guardare. Non si gioca in quindici, e noi normalmente siamo in ventisei” (20.12.2017, Atalanta-Sassuolo 2-1, ottavo di Coppa Italia).

IL GASP E I GIORNALISTI
“Ho letto di squadra in confusione, invece si attribuiscono gli errori individuali alla tattica. Secondo me quelli confusi sono quanti vedono confusione anche quando c’è la prestazione” (25.9.2016, prepartita di Crotone-Atalanta riferendosi alla precedente sconfitta in casa con il Palermo). “Non so cosa intendiate per grande squadra, come posizione di classifica noi in questo momento lo siamo. Io qua sto molto bene, sono appagato e gratificato. Stiamo facendo un bel lavoro, la società mi ha accolto benissimo, è l’ambiente ideale: siamo lì meritatamente, il nostro è un campionato da big” (18.2.2017, Atalanta-Crotone 1-0). “A un certo punto della scorsa stagione vincemmo sei partite di fila, ma i paragoni non hanno senso, altrimenti dovremmo scomodarci a pensare dov’era l’Atalanta due o tre anni fa” (14.10.2017).

IL GASP E I GIOCATORI
“Gli addii di Conti e Spinazzola non erano preventivati. Leonardo è ancora un nostro giocatore, in questo momento non c’è e devo pensare a come giocare senza. Sono dispiaciuto, anche per lui, è il tormentone dell’estate che riguarda anche altri giocatori: sono giovani, ma maggiorenni con potere decisionale, prevale sempre il dio denaro per tutti. Queste forzature riflettono le scelte dei grandi e i ragazzi crescono con quello che gli viene trasmesso” (19.8.2017, prepartita con la Roma). “Ilicic deve gigioneggiare meno. Da lui pretendo molto di più proprio perché è un giocatore di livello superiore. Ha le potenzialità per andare in doppia cifra, sotto porta può essere incisivo come il Papu. Invece lo è saltuariamente, tende a gigioneggiare: non possiamo permetterci di ricamare e abbassare i ritmi” (19.10.2017, 3-1 all’Apollon: gol in apertura e assist del 3-1 a Freuler per lo sloveno)“Gli attaccanti devono alzare l’asticella, perché davanti abbiamo bisogno di più concretezza: ci mancano i gol, gli assist, le occasioni in area, i cartellini gialli per gli avversari, i rigori procurati e tutte quelle situazioni che i giocatori d’attacco devono darci. Altrimenti facciamo tutti più fatica” (26.11.2017).

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6 anni fa

Vada pure dove vuole l’Atalanta deve mantenere la mentalità

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6 anni fa

Secondo la mia modesta opinione Gasperini siederà sulla panchina della Nazionale
Queste uscite sono un presagio

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