28 in 86 a referto sotto le insegne della ninfa del pallone che parla bergamasco, 151 in 523 lungo una carriera da professionista che ha occupato quasi metà della sua vita. Simone Tiribocchi detto il Tir, il tracagnotto dai muscoli e dalla volontà d’acciaio che sulle autostrade del gol non si accontentava di viaggiare confinato in prima corsia, oggi sgomma incontro ai suoi primi quarant’anni. Da vice allenatore della Primavera del Chievo, con precedenti nelle giovanili del Vicenza e nell’Olbia (Under 17 e sei match in C), il secondo di Lorenzo D’Anna che era stato suo compagno in prima squadra nel triennio 2004-2007. Lo stesso lasso di tempo, proiettato tra 2009 e 2012, trascorso nell’Atalanta dall’attaccante di Fiumicino che quando era sulle tracce della porta faceva fumo dai gas di scarico, sorpassando i difensori con un colpetto di clacson oppure no.
La Dea. Una delle sue dodici maglie, ma tuttora un pezzo di cuore. Delio Rossi, piombato in B nella primavera del 2006 senza colpo ferire da subentrato ad Andrea Mandorlini, insegna che l’affetto reciproco col pubblico del vecchio Comunale si cementa soprattutto nei periodi bui. E lui, lo sposo dell’ex Miss Italia Gloria Zanin, reduce dall’esperienza a Lecce, da capocannoniere della promozione prima e della retrocessione poi, in quell’estate da trentunenne scafato e pagato due miliardi e otto quale successore là davanti di Sergio Floccari non si immaginava certo che i suoi nuovi colori si sarebbero stinti fino alla lavanderia cadetta tra le centrifughe di Gregucci, Conte, Bonacina e Mutti nel problematico post Delneri che avrebbe segnato il passaggio di mano del club dai Ruggeri ai Percassi.
Il Profeta di Aquileia, che il numero 90 pelato con orecchino e tatuaggi aveva avuto alla guida dei Mussi Volanti, non l’aveva portato con sé nel suo biennio orobico da calcio champagne. Al romano toccò la risalita agli ordini di Stefano Colantuono, pari carattere, inclinazione alla praticità e (quasi) accento, sempre da primo della fila in termini di palloni schiaffati in porta: 11 all’annata d’esordio, 14 per la risalita al piano di sopra, 2 più 1 al Gubbio in Coppa Italia quando ormai aveva le ali tarpate dalla compresenza del Tanque Denis, del Frasquito Moralez, di Guido Marilungo e di Manolo Gabbiadini. Avrebbe poi svernato a Vercelli e Vicenza, dopo essere cresciuto nella Lazio ed essersi fatto anche Pistoiese, Empoli, Torino, Savoia, Benevento, Siena e Ancona. E qui da noi ha lasciato il ricordo ancora freschissimo di un ragazzo cordiale, simpatico, attaccatissimo al lavoro e alla piazza, nonché detentore forse dell’unica Dahiatsu nero opaco in tutta la provincia. Augurissimi.
Tir gli atalantini ti ricordano sempre
AUGURI.
Tanti Auguri Tir
Il TIR sempre nel ❤️ Grandeeee guerriero ⚫️?⚫️?
Se Peta.e Cornelius avessero la grinta del Tir.saremmo da scudetto.
Auguri
grande TIR…ma col gasp giocherebbe poco