“Home, sweet home” si dice. E il modo di dire sembrava adattarsi perfettamente alla compagine atalantina che in casa faceva sognare gli oltre sedicimila spettatori che ogni week-end affollavano l’ancora per poco ‘Atleti Azzurri d’Italia’. Eppure, da qualche settimana a questa parte, i nerazzurri hanno invertito di netto il trend: fuori casa sono arrivati al quarto successo esterno consecutivo, mentre in casa sono fermi ai box da troppo tempo.
Grazie al bottino raggranellato a inizio stagione tra le mura amiche, la Dea può vantare una statistica ancora equilibrata, che pende a favore dei match giocati in terra bergamasca: vinte cinque, pareggiate tre e perse tre, mentre fuori si registra una vittoria in meno e una sconfitta in più.
Anche le reti segnate sotto la Curva Nord sono più di quelle all’ombra della curva ospite, ma la differenza è minima: 19 a 15 i gol rispettivamente messi a segno.
Sarà perché Reggio Emilia e le città straniere sono ormai i terreni su cui la Dea semina i successi storici, sarà perché i grandi stadi, con la prospettiva della maxi curva di Dortmund non fanno più paura, o sarà perché il tifo caldo dei bergamaschi si fa sentire tanto a in casa che a km di distanza: oggi l’Atalanta “fa come se fosse a casa propria” più nelle dimore ospiti che nella sua.
“Ma per cavalcare il campionato e sperare in un settimo posto, dobbiamo vincere tutte quelle in casa”. E domani c’è il Chievo, che non è la Juve: un buon motivo per tornare padroni in casa propria.