Quanto sono lontani i fasti da calcio champagne dei Mussi di Gigi Delneri, ammirato anche a Bergamo. Stavolta lo chef ospite di turno, lo stesso che due estati fa osò rifiutare l’Atalanta per rimanere al Chievo, schieramento a parte, non è riuscito a proporre altro che una minestra riscaldata. Finendo però per affondarvici. Il solito gioco di Rolando Maran, con centrocampo di incontristi al netto dell’imbolsito Giaccherini puntualmente scavalcato dai lanci dei centrali, compreso Dainelli, chiamato a impostare nemmeno fosse Beckenbauer dall’alto delle sue trentanove primavere dai piedi non certo fatati.
La tesi de l’Eco di Bergamo nelle pagine sportive di stamani, tra analisi, commenti ed enunciazione delle nude cifre, è che la ricetta dello stratega ospite, impalatabile di suo, abbia di fatto annegato sul nascere ogni possibilità concreta di iniziativa quando la palla era tra piedi clivensi. Densità, falli tattici e pressing di mestieranti per lo più ultratrentenni, chiamati a far diga, a rompere e basta, non hanno potuto avere la meglio sulla volontà di vincere e sui numeri sciorinati dai nerazzurri, ancorché non troppo coraggiosi e ancor meno precisi nelle stoccate in area: 59 per cento a 41 di possesso palla, 15 tiri verso la porta a 3, 5 a 0 nello specchio con miracoli di Sorrentino su Cristante e de Roon, Mancini undicesimo atalantino a segno in campionato.