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Masiello e gli altri, auguri anche a Gentili e Bigliardi

Il primo della lista, per ovvi motivi di stretta attualità, è Andrea Masiello, di cui abbiamo già scritto. Due degli altri tre festeggiati di oggi, 5 febbraio, appartengono all’Atalanta dell’epoca della prepotente rinascita dopo la retrocessione in B della primavera del 1987, in cui la famosa semifinale di Coppa delle Coppe col Malines ha segnato uno spartiacque nella storia della regina delle provinciali.

Cominciamo dal terzo, Arturo Gentili, 82 candeline, terzo anche nella dinastia familiare di calciatori. Cresciuto in Prima divisione nella Stezzanese, la squadra del suo paese, come i meno famosi fratelli Giuseppe e Adriano, e approdato al Leffe in Promozione da centravanti brevilineo dallo scatto fulminante e il gol facile. 24 in 22 partite fra i lanieri, biglietto da visita per farsi otto stagioni in nerazzurro tra A e B fra 1955 e 1963, quasi sempre da riserva delle ali titolari (63 presenze e 13 gol), con la chicca della Coppa Italia del triplettista Domenghini vinta a San Siro nel 3-1 al Torino (2 giugno ’63) prima di chiudere con Varese, Triestina e Gallaratese. A Stezzano è tuttora un’istituzione: il primo del borgo dei Conti Moroni ad approdare nella squadra più amata dai bergamaschi, Oliviero Garlini arriverà molto più in là.

Nella Dea neopromossa di Emiliano da Rivolta d’Adda, invece, si fece un solo giro di corsa il neo cinquantacinquenne Vincenzo Esposito, torinese di nascita ma con radici a Prato per via del matrimonio e della doppia esperienza di qua e di là dalla riga di gesso. Svezzato nel vivaio del Torino, proveniente dalla Lazio, il mediano che avrebbe poi allenato fra gli altri anche i cugini dell’AlbinoLeffe prima di farsi soffiare il posto dal Mondo a stagione in corso (febbraio 2006) era uno degli inamovibili del Baffo stesso, 28 allacciate di scarpe in campionato e 11 in Coppa Italia, che in quel 1989 per i colori di Zingonia si fermò alle semifinali con la Sampdoria.

Ben più ricco il palmares da queste parti di Tebaldo Bigliardi, “gemello” del precedente per ragioni di anagrafe, detto Billy, roccioso difensore centrale dal 1990 al 1993, con Piero Frosio, Bruno Giorgi, Marcello Lippi, Francesco Guidolin per 10 partite e il Mondo in B dopo essere rientrato dall’alma mater di Palermo. Ma tra la prima e la terza patria calcistica l’attuale proprietario di un agriturismo in provincia di Messina ha avuto quella più importante per la notorietà e la bacheca: il Napoli di Maradona, quadrienno filato, da comprimario sì, ma con due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia. E qui? Pronti. Quando c’erano ancora le marcature a uomo e chi si occupava della prima punta prendeva il nome di stopper, 120 tonde tonde con le 7 della Coppa Uefa sbattuta addosso ai quarti fratricidi con l’Inter nel marzo del ’91 e un solo gol, che fa il paio con l’unico segnato nei rosanero: terzo turno del trofeo della coccarda, 5 novembre 1991, l’apripista al contrario della remuntada juventina al “Delle Alpi” by Julio Cesar, Corini su rigore e Alessio. Tantissimi auguri.

 

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6 anni fa

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