Tra Chievo e Crotone, più che le certezze, a recitare la parte del leone saranno i dubbi intorno alla spina dorsale di un organico comunque ricco di succedanei. Per la seconda partita di fila, in casa Atalanta a fare la formazione non sarà solo il mister. Colpa del reiterato lavoro ai margini del gruppo cui la schiena sta costringendo Alejandro Gomez e Mattia Caldara, esclusi dal match domenicale e a rischio anche per il sabato nella tana dei Pitagorici.
Il ritorno alla piena efficienza fisica dei due, mattatori all’andata insieme a Petagna e Ilicic rispettivamente con due e un gol più rigore procurato, è peraltro probabile, ma considerando il calendario fittissimo di impegni la priorità è non pregiudicarne la condizione onde evitare ricadute alla vigilia delle scadenze più importanti. Tra campionato (Fiorentina domenica 18, Juventus il 25), sedicesimi di Europa League (15 a Dortmund, 22 a Bergamo) e semifinale di ritorno di Coppa Italia a Torino a fine mese, infatti, fanno cinque impegni pesanti come macigni in diciotto giorni. Un ritmo da stakanovisti che richiede un dosaggio sapiente e prudente, soppesando i casi da infermeria col bilancino del farmacista.
Se dietro il ballottaggio per il ruolo di perno si riduce a Palomino e all’uomo nuovo Mancini, davanti stando all’uomo in panchina non si può tirare troppo la corda con il neo papà-bis Ilicic, longilineo che si sbatte ma soggetto a infiammazioni muscolari e dai tempi di recupero non strettissimi. L’ipotesi della coesistenza Petagna-Cornelius dal fischio d’inizio, non così remota visto a che a parlarne non troppo fra le righe è lo stesso stratega nerazzurro, potrebbe assumere consistenza se lo sloveno non dovesse essere al meglio. Con Rizzo out per un mesetto per la lesione all’inserzione dell’adduttore sinistro, l’alternativa alla formula a due bisonti si ridurrebbe al solo Musa Barrow. Lui a partire largo girando intorno alla boa. Chi non ci farebbe un pensierino?