Quando si pensa all’Atalanta da sogno di Gian Piero Gasperini, è giocoforza ripercorrere con la mente i flash dello spartiacque chiamato Napoli. Quella vittoria di misura firmata all’ombra della Maresana da Petagna, alla prima da titolare del tardivo esordiente Caldara fin lì a digiuno di campo e di Gagliardini, il 2 ottobre del 2016. Nella memoria collettiva, l’inizio di tutto, della Dea formato baby, del calcio spettacolo e della rincorsa all’Europa.
Ma si tende a scordare che la svolta vera, quella che il Papu e Kessie al netto dei futuri moloch li aveva già, coincide in realtà con la rivoluzione tattica della giornata di campionato precedente. La sesta, quella di lunedì 26 settembre giocata in trasferta contro il Crotone, a Pescara perché lo “Scida” era ancora sprovvisto di agibilità. Lo start vero e proprio del 3-4-1-2 con la mezzala Kurtic (ora ci sono Ilicic o Cristante) spostata fra le linee con licenza di attaccare a destra o anche sfondare al centro, accompagnata però dall’obbligo tassativo di appiccicarsi al portatore di palla in fase di non possesso. E lo sloveno segnò pure, di testa, dopo Petagna e il Papu, rendendo un pro forma la zampata di Simy nel finale a ivoriano già espulso per il falciaerba a Dussenne.
L’adozione del nuovo modulo, in quell’occasione virante al 3-4-3 effettivo e rimasto immutato fino a oggi, consentì al Gasp di superare le contraddizioni e gli equivoci del 3-5-2 impostato su Paloschi prima punta, del 4-2-3-1 adottato con Lazio e Torino e del tridente puro sperimentato con D’Alessandro a destra e Pinilla al centro contro il Palermo. Al “Cornacchia” i nerazzurri c’erano arrivati col loro profeta ancora fresco di Genoa in odore di esonero, dopo il ko casalingo coi rosanero del mercoledì prima. La linea arretrata aveva Toloi come perno, la staffetta immediata con Mattia da Scanzorosciate e l’inserimento in pianta stabile del Gaglia fecero il resto. Era il sesto turno, i punti solo tre, frutto della matata al Toro; se i ko con l’Aquila, la Samp e il Cagliari bruciavano parecchio, quello con gli Zamparini-boys aveva acceso la graticola sotto le terga del piemontese in sella. L’acqua per spegnere la brace ce l’ha dovuta buttare lui a secchiate. E quanta ne è passata sotto i ponti…