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L’album dei ricordi – Il tris di fila di Delneri, l’atalantino che “tradì” per la Samp

Non è da tutti vincere la stessa partita, giocata nello stesso posto, per tre campionati di fila. Figuriamoci poi se uno la terza volta è passato di sponda. Nel caso di Atalanta-Sampdoria, Gigi Delneri c’è riuscito. Proprio lui, il profeta bleso del 4-4-2, ma a Bergamo è sempre stato 4-4-1-1, dalla parlata a raffica innaffiata dal calcio champagne che riuscivano a servire al pubblico i suoi sommelier sul tappeto verde. 4-1 e 4-2 nerazzurri contro Walter Mazzarri nel volgere dell’anno solare 2008, 1-0 blucerchiato firmato Daniele Mannini all’incrocio il 13 settembre 2009 al minuto 63, dietro suggerimento dell’amatodiato Fantantonio Cassano, nell’annata che avrebbe condotto dritti in Champions i pallonari genovesi col Baciccia nell’effigie.

Quella volta di grandi ex sul versante nemico ce n’erano un paio, perché nel vivo della manovra giostrava Fernando Tissone, nella brigata delneriana sotto la Maresana solo due stagioni prima. E fu anche cacciato anzitempo dall’arbitro Ciampi, al 7′ della ripresa: un doppio giallo che non fece male, come del resto il legno preso dal cileno Valdes. Angelo Gregucci, di lì al 4-1 sul gobbone di Bari, ci avrebbe rimesso la panca ed è superfluo ricordare che fine fece in primavera la Dea dopo gli sballottamenti fra Antonio Conte, Valter Bonacina e Bortolo Mutti. Meglio concentrarsi sui due successi con il Baffo di Aquileia ancora dei nostri, la summa della sua scienza: Antonio Langella a correre per tutti servendoli al bacio, un centravanti mobile come Sergio Floccari, un fantasista da delizie per palati fini del pari di Cristiano Doni.

Nel serale del 27 febbraio 2008, un mercoledì, l’allarme di Volpi da fuori (4′) su appoggio dell’altra faccia nota Cristian Zenoni svegliò il sardonapoletano che trebbiava l’erba a sinistra: cross di destro per l’avvitamento del numero 72 (13′) e di mancino per l’incornata di Sergione il calabrese all’altezza del secondo palo (36′), con il tap-in in caduta a metà del guado sempre del capitano (palla in uscita di Maggio su Ferreira Pinto, Guarente per il diagonale di Manfredini non trattenuto da Castellazzi) e poker di Daniele Capelli al 52′ correggendo la punizione di Guarente dalla sinistra. Il 5 ottobre apre Cassano (7′) appoggiato da Bonazzoli, che gli restituisce il favore attirando il fallo di Talamonti (rigore del 2-2 al 54′), ma l’idolo di Bergamo rimosso in seguito dal piedistallo serve al bacio l’unica punta (35′), che si ripete sull’assist di Simone Padoin (77′; espulso Accardi al 71′ per somma di ammonizioni), e György Garics (39′), per poi chiudere a 7 dal novantesimo (dopo aver mandato Dessena sotto la doccia al 79′ per un tackle-killer) allungandosi sulla verticale dell’ala do Brasil.

Pillole di un fattore campo decentemente sfruttato, 20 bottini pieni (stesso numeri di nulli) e ko ridotti alla metà (70 gol a 54; dato complessivo sfavorevole, 25-36-44, 108 fatti e 144 subìti), nonché rarefatti nel tempo: solo tre nell’ultimo ventennio abbondante, lo 0-2 del Flaco Menotti contro Emiliano Mondonico del 21 settembre ’97 (Laigle e Montella), quello dell’amico Gigi e la remuntada by Mihajlovic del primo marzo 2015 che pose di fatto fine all’era Colantuono, esonerato tre giorni dopo a favore di Edy Reja: a Stendardo (16′) rispondono Muriel (68′) e Okaka (81′).

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