Entrambi grandi e grossi, il sannita di più. Ma sono centravanti completamente diversi: uno finalizza, l’altro costruisce… e deve raddrizzare la mira

Chiamarla sfida tra bomber, quella di Benevento-Atalanta fra un Cheick Diabaté dedito a segnare a raffica (7 in 6 gare, uno ogni 41 minuti, tre doppiette di fila con Verona, Juventus e Sassuolo) e un atipico come Andrea Petagna, è un’espressione impropria. Perché il nerazzurro al rientro dalla squalifica ne ha messi solo 4 in campionato, e mica si è appena affacciato alla finestra invernale del calciomercato come il rivale maliano ex Bordeaux: Sassuolo, Crotone (come l’avversario), Fiorentina e Udinese le sue vittime designate. La Gazzetta dello Sport di oggi indica nel confronto tra i due la chiave dell’incrocio fra una salvezza francamente impossibile e la rincorsa all’Europa.

COSE TURCHE. All’Osmanlispor il colosso d’ebano che si era fatto un nome nei Girondini (66 palloni in porta) faceva la muffa ed ecco il prestito alla corte di Roberto De Zerbi. Sempre in Francia, al Metz, gli esordi nel calcio che conta. La condizione c’è, forza e capacità di inquadrare la porta pure: dalle sue imprese sotto porta sono arrivati 7 punti, la metà esatta di quelli ottenuti dai sanniti nell’intero campionato.

IL CENTRAVANTI DI MANOVRA. Il triestino è sotto nel confronto statistico, infilandone solo 0,14 ad allacciata di scarpe (28 presenze, al netto delle 8 con 2 reti in Europa League e del paio in Coppa Italia) e tirando in porta mezza volta a match contro 1,67. Ma lui incide di più sulla squadra e sul suo gioco: oltre 2 palle recuperate di media contro mezza, movimenti verso l’esterno per favorire gli inserimenti, partecipazione assidua alla manovra. Senza contare i 7 assist. In attesa dell’egoismo da bomber vero, finora mai visto a Bergamo.