Il fantasista pratese, arrivato in prestito dai cinesi, ballò una mezza stagione con un solo gol. Ora è al Perugia
Giusto ieri, nell’infrasettimanale cadetto, una delle sue magie da fermo, contro la Salernitana, è andata a sbattere sui guantoni altrettanto magici del prestito nerazzurro Boris Radunovic. Le tracce sulla strada dell’Atalanta di uno dai grandi numeri che avrebbe potuto e forse dovuto fare di più? Un assist per il Papu Gomez e il bis personale sull’asse Stendardo-Pinilla, che nemmeno un over 40 Uisp dal fiato corto e la gamba molle avrebbe potuto cannare. 2-0 al Bologna, 20 marzo 2016, spezzato il digiuno di 14 gare da soli 6 punti by Edy Reja. Et voilà, Alessandro Diamanti, quindici maglie in carriera partendo dal Santa Lucia Prato, buon’ultima quella del Perugia, la seconda da svincolato in carriera dopo quella del Palermo, indossata giusto da febbraio. Oggi Alino ne compie trentacinque e va a caccia del ritorno al piano di sopra.
UN DIAMANTI NON PER SEMPRE. Il mancino è cresciuto nello stesso club di Paolo Rossi e Bobo Vieri (allenato da papà Luciano), presieduto dal nonno Rodolfo. Uno zingaro del pallone di classe straripante che non s’è mai sentito davvero a casa propria, forse per la dimensione internazionale del suo stesso vissuto familiare, vedi moglie di Taiwan, Silvia Hsieh (tre figli, Aileen, Olivia e Taddeo), già conduttrice di “Top of the Pops”. Per non parlare del cartellino cinese targato Guangzhou Evergrande (titolo nazionale 2014) per un biennio scarso da ben tre prestiti, alla Fiorentina da cavallo di ritorno (era stato alla Florentia Viola, in C2), al Watford e appunto a Bergamo. Altre casacche, in un percorso con molta gavetta, Prato, Empoli, Fucecchio, AlbinoLeffe, Livorno, West Ham, Brescia e Bologna.
IL DIAMANTI AZZURRO. 17 presenze e 1 rete col Club Italia, argento agli Europei di Polonia & Ucraina dove segna all’Inghilterra il rigore decisivo nella lotteria dei quarti di finale. Ma il pallone nel sacco ufficialmente riconosciuto è la punizione contro l’Uruguay nella finale per il terzo posto della Confederation Cup brasiliana, il 30 giugno 2013. Per uno che un tempo sarebbe stato definito il più classico dei numeri 10, comunque, più di 100 all’attivo e nessuna voglia di smettere. Tantissimi auguri.