La volata finale è diversa da quella della scorsa stagione: i nerazzurri devono tenere la posizione correndo fino alla fine. Perché c’è un precedente sfortunato
Non accadeva da tempo, scrive L’Eco di Bergamo nell’edizione odierna, di dover centrare un obiettivo nel poco tempo che rimane fino al gong. Il sesto posto attuale vorrebbe dire Europa League, saltando i preliminari se il Milan non vincerà la Coppa Italia. Ma tra il dire e il fare per l’Atalanta c’è in mezzo il trittico finale da thrilling Lazio-Milan-Cagliari, a differenza della scorsa annata in cui bastava un punto per avere il conforto della matematica. Stavolta il margine è di quattro, su Samp e Fiorentina ottave (58 a 54).
I CONFRONTI CON L’ANNO SCORSO. La certezza della qualificazione nel 2016-2017 arrivò proprio alla terzultima giornata, 1-1 col Milan; quella di finire direttamente ai gironi, nella vittoria a Empoli alla penultima. Ora come ora, invece, la tranquillità equivale a conquistare sei punti su nove.
LE VOLATE RECENTI: SALVEZZA E STOP. Il traguardo della salvezza, dalla risalita del 2011 a oggi, non ha richiesto chissà quali sforzi. Nel 2014-2015, stagione con Reja a subentrare a Colantuono, margine di 8 sul Cagliari poi retrocesso a tre dalla trentottesima, e poco importa se si ridusse poi a 3. Ma occhio all’ultimo vero precedente da barrage: terzultima del 2009-2010, col Bologna in casa bisognava ottenere il bottino pieno e invece quel 2 maggio 2010 finì 1-1: gol di Guarente, rosso a Pellegrino per proteste per un rigore contro poi revocato e autorete di Peluso a sette dal novantesimo. Nelle ultime due, ko a Napoli (2-0) e in casa col Palermo (1-2): si lottava non per l’Europa ma per evitare la B, l’esito fu l’ultima retrocessione della storia.
