Il nuovo allenatore della Nazionale ha parlato stamattina in conferenza stampa del suo incarico, toccando diversi argomenti interessanti

Roberto Mancini è stato presentato ufficialmente oggi come commissario tecnico della Nazionale azzurra. Ieri a cena la firma dopo un pomeriggio di trattative. Ha firmato per due anni con opzione per il Qatar (2022) a 2 milioni netti, con premi economici in base ai successi. Il primo impegno in campo sarà il 28 maggio a San Gallo contro l’Arabia Saudita.

LE PRIME PAROLE. “Sono abbastanza emozionato perché diventare c.t. della Nazionale non è una cosa così banale. La Federazione mi ha fatto capire che mi volevano al 100 per cento e per me è stato facile scegliere. Ho messo piede per la prima volta nel 1978 a Coverciano con l’Under 14. Essere qui in questo ruolo adesso è importante. Sono felice anche per i miei genitori che saranno orgogliosi. Essere c.t. azzurro è la massima aspirazione per tutti, e questo era il momento giusto nella mia carriera”.

I PRIMI NOMI. “Balotelli? Ci parleremo, probabilmente lo chiameremo, lo vogliamo rivedere come è stato agli Europei con Prandelli. Di Pirlo abbiamo parlato con Costacurta, adesso bisogna sentire lui e capire cosa vuol fare. Anche con Buffon parleremo: per adesso non c’è stato tempo. Voglio riportare l’Italia dove merita: sul tetto del Mondo e dell’Europa. Di Europei ne abbiamo vinti pochi”.

AMBIZIONI VINCENTI. “I momenti difficili possono capitare, anche una mancata qualificazione può succedere. Non credo nemmeno che sia giusto dare la colpa a un allenatore. Certo, se non vinci in azzurro hai 50 milioni di persone arrabbiate con te, ma se riesci a vincere è una soddisfazione più grande. E’ difficile che un c.t metta d’accordo tutti, ogni tifoso vede il calcio a modo proprio, ma per unire bisogna vincere un trofeo importante. Giocare bene? Di solito chi riesce a farlo poi vince, e viceversa”.