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L’Atalanta e la necessità della squadra B

Difficile dire se stavolta ci siano tempi e modi per organizzarla, ma la preventivata squadra cuscinetto da piazzare in serie C può sostituire degnamente il limbo lontano dal cordone ombelicale cui sono condannati i baby usciti da Zingonia

L’Atalanta e i cartellini in esubero ancora in tenera età: anziché tanti parcheggini in giro, perché non farne uno grande e attaccato alla casa madre dove completare il rodaggio? Stavolta, tra tutti quanti e contando quindi i più scafati (Michele Canini, ’85, Guido Marilungo, ’89, Giuseppe De Luca, ’91, lo stesso Alberto Almici, ’93), era un esercito di sessantasette, di cui un poker addirittura in serie D.

D COME NERAZZURRO. La spia del pericolo che si corre a non costituire la squadra B da far competere nel terzo campionato professionistico nazionale sono proprio loro, quelli usciti da Zingonia e precipitati quasi nel nulla del pallone, ai margini dell’impero e qualche volta pure del professionismo: Luca Tomas e Giorgio Pagliari al Caravaggio, il primo alla Pergolettese nella prima metà della stagione appena conclusa; il terzino destro Luca Stroppa al Dro dopo essere stato nei gialloblù cremaschi anche lui, l’oggetto del mister Lorenzo Pizzamiglio a far muffa da ventiduesimo, manco fossimo ai Mondiali, nel Ciliverghe Mazzano, dietro a mostri sacri come i guantìpedi West Astuti e Poffa. E non è che il ruolo da titolare nel Crema, sulla sinistra, possa riempire la pancia di Tommaso Ogliari, talentuoso enfant-du-pays. ’98’, ’99, 98′ e ancora due ’99: che ne sarà di loro?

SQUADRA B, QUANTO CI MANCHI. La necessità di una formazione cuscinetto che agevoli la crescita e l’esperienza dei baby usciti o comunque passati dal settore giovanile appare una necessità stringente. La possibilità appena introdotta dai maggiorenti del nostro football va sfruttata. Milan, Juventus, Roma, Inter e Torino hanno detto sì insieme ai nerazzurri. La chance è un’alternativa alle piccole colonie calate al Sud come tante invasioni unne, vedi Alessandro Turrin-Riccardo Gatti-Tiziano Tulissi, 98′ e due ’97 piazzati alla Reggina: staccare il cordone ombelicale assoggettandosi a un vorticoso giro d’Italia passato per Modena, per il fantasista mancino, è stato un trauma, leggi zero al quoto sullo Stretto dopo i 3 fra Modena e Piacenza, le briciole rispetto ai 33 gol nel triennio in Primavera 2013-2016. Farlo uscire dal guscio prima senza allontanarlo da casa non sarebbe stato meglio? Lo stesso dicasi per altri players dispersi nel limbo, dal redivivo (ex Olhanense, B portoghese) Doudou Mangni, ’93 dal tallone d’Achille proverbialmente debole e sganciato al Monopoli come l’esterno ascolano Alessandro Eleuteri, al ’97 Modou Badjie, mezzala sinistra sbolognata a Catanzaro insieme al ripudiato del Siena Stefano Cason (’95, cresciutello), oppure i due centraloni (dinamici, però) del ’98 Alberto Dossena da Bovezzo (Robur) e Stefano Marchetti da Bellusco, che nella FeralpiSalò manco viene convocato più.

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