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Kone, da Redona a Frosinone: bentornato in A

Kone con Livaja nel quarto turno di Coppa Italia del 2013, in cui segnò al Sassuolo

Il centrocampista ivoriano cresciuto nell’Ares ha sfornato l’assist per il raddoppio di Ciano nella finale di ritorno contro il Palermo. Storia breve di un ex gioiello del vivaio che ha saputo sempre rimettersi in discussione

Finalmente al piano di sopra. Di nuovo, dopo un quadriennio da parcheggiato e girovago alla periferia dell’impero, scrivendo comunque 254 match e 22 sfere nel sacco.  A 28 anni, da ex tardo esordiente coi sogni pronti a erompere da quel cassetto con l’etichetta appiccicata sopra della gavetta eterna. Moussa Kone, dopo i playoff vinti col Frosinone da protagonista, leggi assist del raddoppio di Ciano allo “Stirpe” per sigillare il ritorno tra le big dei ciociari di Moreno Longo, ritrova la serie A rompendo il digiuno lungo un quadriennio. L’ultimo gettone, nel ko di Catania il 18 maggio 2014, quando ancora l’ex ragazzino arrivato a Zingonia nel 2003 dopo essere stato svezzato dall’Ares Redona sperava in un impiego in pianta stabile nell’Atalanta. Ma all’epoca, quella dell’ottava presenza nel campionato che conta, il ragazzo nato ad Anyama il 12 febbraio 1990 sapeva che farsi largo in una mediana forte di Carlos Carmona e Luca Cigarini sarebbe stata una mission impossible.

LA METEORA DI COLANTUONO. Kone, centrocampista estramamente dinamico, piede educato, ritmo e tempismo negli inserimenti, al “Cibali” quel giorno infilò l’unica perla con la maglia che si sente cucita addosso. Eppure Stefano Colantuono qualche spazietto gliel’aveva concesso, al rientro dall’ennesimo prestito, leggi il Foggia e il Pescara zemaniani tra 2010 e 2012 (con promozione dalla cadetterìa) e quindi il Varese. Il battesimo del fuoco a Trieste, col Cagliari, il 25 agosto 2013, incipit di una cinquina di presenze da titolare. E poi quel quarto turno di Coppa Italia, nel 2-0 al Sassuolo in cui si vide tra gli altri anche l’imberbe Roberto Gagliardini, 4 dicembre 2013: Moussa rompe il ghiaccio con un capolavoro appoggiato dalla destra dal jolly Mario Pugliese, ’96 ancora in attesa di esplosione, poi la Zanzara De Luca ronza sottoporta per il 2-0 finale.

IL NOMADE DEL PALLONE. Niente male davvero l’annata “vera” sotto la Maresana, che fra l’altro si vede benissimo anche dal Parco Goisis, teatro delle imprese casalinghe dell’Ares e di conseguenza delle primissime imprese pallonare del motorino d’ebano. In seguito, però, la ripartenza per i giri di giostra altrove, sempre facendosi ben volere per l’umanità squisita e apprezzare per le qualità tecnico-tattiche, ad Avellino e a Cesena (a titolo definitivo) per il triennio in una sorta di mini colonia atalantina in cui ha visto passare Mattia Caldara, lo stesso “Gaglia”, Marilungo, Capelli e il futuro superasso nonché connazionale Franck Kessie (nel 2016-2017). In Ciociaria? Il suo dovere, as usual, in una teoria di allacciate di scarpe a metà con la Romagna: in tutto 32 presenze di cui 12 da subentrato e, il regular season, il bolide alla Salernitana (ancora in bianconero) più un ulteriore tris di servizi per altrettante firme dei compagni. Nella nazionale della Costa d’Avorio, 6 e 2 in Under 23, 1 e 1 nei senior, a Ginevra, nel 4-3 a Israele il 10 agosto 2011. Ben tornato, Moussa.

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