54 primavere per l’ex foggiano. In nerazzurro arrivò per fare le scarpe a Pasciullo, ma poi cadde in B al culmine nella primissima era Percassi
Era uno della banda Zeman, quella del grande Foggia del doppio salto dalla C1 alla A in un triennio. Non celebrato come il tridente Rambaudi-Baiano-Signori, anche se poi arrivò a Bergamo a braccetto col primo, al secolo Roberto detto Rambo, per due annate in chiaroscuro. Marcello Lippi al giro di corsa number one, Francesco Guidolin e dalla dodicesima la coppia Andrea Valdinoci-Cesare Prandelli (senza patentino), nel Percassi atto I, scendendo a capofitto in serie B. Da terzino sinistro abituato a sfrecciare, Maurizio Codispoti, catanzarese di nascita e Satanello d’adozione, 54 anni suonati oggi, accelerò il declino in nerazzurro di Luigino Pasciullo, il re della sua stessa zolla, l’idolo dei tifosi che l’avrebbero voluto in Nazionale.
BANDIERA MANCATA? Eppure il ruolo di totem non gli si appiccicò addosso, stretto dalla concorrenza anche del jolly Mauro Valentini, quando i centrali erano Billy Bigliardi e Paolo Montero, e quindi di Emanuele Tresoldi, cui si sarebbe aggiunto nel mercato invernale l’ex Venezia Andrea Poggi. Assomigliava a un trasferello, insomma, il 3 sulle spalle, dall’estate del 1992 alla primavera infausta del 1994, quando Ivan Ruggeri era già subentrato al dimissionario Antonio da Clusone, oggi alle stelle ma allora alle stalle. E Codispoti da Catanzaro Lido, giunto a 28 primavere e andatosene a 30, aveva forse dato il meglio in Daunia. Togliendosi comunque la soddisfazione di metterne un paio in porta: il secondo gol al Cosenza il 27 ottobre ’93 nel secondo turno di Coppa Italia (insieme all’autorete del 4-2 finale; a segno anche Sauzée, doppio Ganz e Maiellaro su rigore) e il provvisorio 1-1 nel 2-2 col Torino (Silenzi, Rambaudi, autorete di Boselli). Sempre sotto la Maresana.
UN’ONESTA CARRIERA. Il festeggiato del 4 luglio ha avuto comunque la carriera dignitosissima di chi all’epoca era chiamato a una lunga gavetta prima di potersi accomodare ai piani alti del pallone. Giovanili nella Vibonese, la sua prima squadra (’81/’82), quindi Enna (1982-84), Siracusa (1984-86), Foggia, Atalanta, Spal e Cesena. Appese le scarpe al chiodo nel ’96, ha sporadicamente vissuto esperienze in panchina: Barletta e Termoli all’inizio del nuovo secolo, quindi Potenza (2002) e a due riprese la Berretti rossonera, nel 2005-2006 e per qualche tempo dal 2010. Tanti auguri.
Aveva segnato contro il Torino… 1-1… grande terzino! ?