Il terzino sinistro campione del mondo in Spagna nel 1982 chiacchiera con il Corriere della Sera sul filo dei ricordi: “Alla Cremonese dipendeva molto dalle lune di Emiliano, ma Rota lo sapeva gestire”
“Il Mondo era un tipo poco gestibile, dipendeva da come arrivava agli allenamenti e in partita. E per mister Rota era una gatta da pelare…”. Titta il bergamasco, funerato giovedì. Ed Emiliano Mondonico il cremasco di Rivolta: rispettivamente, mentore in panchina ed estrosa ala passata anche in nerazzurro da giocatore che riaffiorano nei ricordi in grigiorosso Cremonese di Antonio Cabrini nell’intervista comparsa oggi sul dorso di Bergamo del Corriere della Sera.
IL MISTER E IL FUTURO MISTER. “C’è tutto un capitolo su Mondonico e il suo rapporto con Rota – ha spiegato l’ex terzino sinistro mundialista a Spagna 1982 – . Il Mondo faceva quello che voleva, era il cruccio dell’allenatore”. Cabrini, ancor prima di trasferirsi all’Atalanta e quindi alla Juventus per chiudere a Bologna, era il novizio del gruppo: “Debuttai in C sedicenne nel 1973-74, a Empoli. Tre presenze, ma la stagione dopo ero titolare perché Titta aveva creduto fin da subito in me. Un tecnico di grandissima umanità, che dava e pretendeva molto”.
…ed ora? Guardando la Dea che si prepara a Rovetta scherzeranno tra loro ricordando le litigate lassù, tra le nuvole e l’azzurro del cielo?