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Giù le mani dal Papu Gomez, il re di Bergamo

Il solito tormentone estivo, corroborato dal rifiuto dell’interessato di esprimere certezze sul futuro, riapre la ferita sul possibile abbandono dell’idolo della Bergamo del pallone. Che però è al centro del progetto-Gasperini

“Non prometto amore eterno, si sa come vanno le cose nel calcio di oggi. Se avessi la chance di giocare in Champions League, dovrei valutarla. Ma a Bergamo sto da Dio ed è qui che mi fermerò a vivere”. Parola di più, virgola di meno, Alejandro Gomez quando si ritrova davanti microfoni e taccuini spianati non può far altro che ribadire le stesse ovvietà. Il nume tutelare dell’Atalanta da asticella permanentemente alzata verso i sogni è indiscutibilmente lui, che fra l’altro ha un garantito fino al 2022 da 1,7 milioni a botta e, da idolo assoluto del pallone a tinte nerazzurre, non ha alcun reale interesse a cambiare bandiera voltando la gabbana. Però i rumors di calciomercato sembrano aver autorizzato qualche tifoso a esprimere malumori sempre meno passeggeri a mezzo social network. E domenica scorsa, a Clusone, uno spettatore isolato gli ha ricordato chi è e dove gioca. Risposta? Doppietta immediata per ribaltare lo svantaggio col Chiasso, condita da un labiale eloquente e dal pollice alzato.

IL PAPU RE. Eppure il Papu vive da re con trono e scettro l’incipit afoso e chiacchierato della sua quinta stagione all’ombra della Maresana. Che sia lui il leader in campo, il centro del progetto e l’artefice primo delle fortune di una Dea pronta a scalare di nuovo l’Olimpo non è discutibile. Nelle ultime due annate, qualificazione all’Europa League a parte, il fantasista argentino che perpetua la grande tradizione dei numeri 10 ha segnato 25 gol con altrettanti assist. E pazienza se, complice la fastidiosa borsite e altri acciacchi assortiti, in quella conclusa a primavera le cifre hanno recitato “solo” 9 e 10, di cui 6 in campionato. Le veci di bomber sono toccate a Ilicic e Cristante: nemmeno il diavolo a volte fa pentole e coperchi. Gian Piero Gasperini non lo lascerebbe fuori nemmeno col febbrone da cavallo. E se la sua leadership dà fastidio a qualcuno, nessuno lo lascia intendere.

IL PAPU BRAND. Impossibile pensare a un prossimo futuro in casa Lazio, ovvero a conti fatti un club che si misura nelle stesse competizioni dei nerazzurri e può al massimo aspirare alla qualificazione alla sorella maggiore delle coppe, di uno che alla causa ha dato e sta dando tutto, al di là delle 35 reti in 143 allacciate di scarpe. Gomez è un eroe di Instagram con le sue storie di famiglia, un uomo immagine che ci sa fare anche quando non calcia un pallone. Un brand che fa vendere corsi fitness nella sua palestra, la piadina che porta il suo nome e pure i costumi della boutique della moglie. Vende, sa vendersi e fa vendere, da marketing e merchandising su due gambe. E per il presidente Antonio Percassi è incedibile, tanto che a rifargli la domanda su una possibile partenza del suo idolo personale a momenti perde le staffe. Perché Bergamo e l’Atalanta dovrebbero farne a meno? Perché il Papu dovrebbe fare a meno di Bergamo? Quando si regna in provincia, forse, si sta meglio che a fare i paggetti nelle metropoli del calcio.

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5 anni fa

Allora signori, secondo me per finire sta’ filastrocca si va si non va e così via c’è solo una cosa da fare… e spetta al diretto interessato (IL PAPU) lo dica una volta per tutte la sua posizione perche qua i tifosi una volta sentono dai giornalisti e varie tv he fanno così per dire il lora lavoro, si va si non va premetto che Papu x la dea e importante tanto e vero che il presidente ha fatto un grande sforzo l’anno scorso per tenerselo perciò concludo percio ripetero lo dica a tutti la sua intenzione ok! So anche… Leggi il resto »

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5 anni fa

Papu non si tocca

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