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Auguri a Calvanese, il Papu anni ’60 che vinse la Coppa Italia

Ruolo diverso, ma sempre in prima linea. E soprattutto piovuto a Bergamo dai cieli di Catania: in poche righe, la vicenda dell’argentino che vinse l’unico trofeo del club e giocò in porta in Coppa delle Coppe

Il titolo non suoni irriverente: il paragone con Alejandro Gomez, per l’argentino Salvador Calvanese, 84 anni proprio oggi, è dovuto ai comuni trascorsi a Catania. Dal ’60 al ’67, dopo la quindicina di match in A nel Genoa, cui era giunto dall’Atlanta, da prodotto del Ferro Carril Oeste, con la parentesi dell’Atalanta in mezzo, da centravanti di manovra, dal ’62 al ’64: giusto in tempo di partecipare al trionfo in Coppa Italia, il 2 giugno 1963, a San Siro, quando però la ribalta nel 3-1 al Torino dei ragazzi allenati da Paolo Tabanelli se la prese il triplettista Angelo Domenghini.

L’ASSO DI COPPE. Il bonaerense scrisse un bel tredici nel biennio, distinguendosi per un paio di palloni d’oro nel sacco in un’era in cui in avanti c’era gente come Luciano Magistrelli, Dino Da Costa ed Enrico Nova:  il sigillo del 2-0 al Bari, nei quarti di finale del trofeo della coccarda disputati al vecchio “Comunale” il 27 marzo 1963, e il rompighiaccio nel primo turno di Coppa delle Coppe, al battesimo del fuoco atalantino nelle competizioni continentali, sempre sotto la Maresana, il 4 settembre dello stesso anno. 2-0 allo Sporting Lisbona, la apre lui al 74′ e la chiude il Domingo, futura gloria della Grande Inter, undici giri di lancetta più tardi.

DA 9 A PORTIERE. La classica vittoria di Pirro, perché la corsa finì in autunno. Al ritorno, 3-1 (9 ottobre) per il nemico (5′ Figueiredo, 17′ Christensen, 63′ Mascarenahs, 76′ Bé) , col nostro a sostituire in porta (non c’erano ancora i cambi) Pierluigi Pizzaballa, lussatosi al gomito sinistro per la carica di quattro portoghesi su una palla dall’out. Identico score il 14 al Sarrià di Barcellona, ai tempi non valeva la regola dei gol in trasferta e si spareggiava: tra i pali Zaccaria Cometti, Nova illude (3′), Mascarenhas (24′) la porta ai supplementari dove Lucio (94′) e lui stesso (117′) chiudono il discorso. Mister Carlo Alberto Quario ci rimise la panchina, in quella stagione, il 3 febbraio del ’64, rimpiazzato da Carletto Ceresoli.

CLAMOROSO AL CIBALI! Alla vendetta ci avrebbe poi pensato Aldo Cantarutti a distanza di un quarto di secolo (1 e 15 marzo 1988), con Emiliano Mondonico in panca. Ma questa è un’altra storia, perché Calvanese è legato a doppio filo a una delle più famose espressioni delle dirette radiofoniche: il conio è di Sandro Ciotti a “Tutto il calcio minuto per minuto”, 4 giugno 1961, al minuto 70 il centrattacco che segnava poco (13 in 47 partite da bergamasco, 29 in 132 da etneo) bissa la prodezza del compagno Castellazzi  all’Inter del primissimo Helenio Herrera, che ci perde di fatto lo scudetto a favore della Juventus dell’ultimo Boniperti capitano. Smessi i panni da giocatore nel ’67, poca roba da tecnico nelle giovanili e in prima squadra in B, Siracusa (1972-1973) e infine il rientro in patria dove ha saltuariamente allenato le Cebollitas del Velez Sarsfield. Augurissimi.

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