I due sono stati compagni di squadra in Danimarca, il portiere della Roma è nazionale svedese ma ha genitori danesi: la sfida nella sfida, turnover permettendo, di lunedì sera
La sfida nella sfida? Solo il turnover più ampio possibile, o meglio una staffetta là davanti ordinata in corsa da Gian Piero Gasperini, potrebbe aggiungere un tocco di colore a Roma-Atalanta nel Monday Night della seconda giornata. Il portiere Robin Olsen da una parte, l’erede di Alisson, venduto al Liverpool a peso d’oro. Andreas Cornelius dall’altra, proprio lui, il terzo centravanti nerazzurro dopo Barrow e Zapata.
SPLENDIDA COPENAGHEN. In comune, i due, hanno una stagione e mezza di militanza nel FC Copenaghen, l’avversario della banda del Gasp nel playoff di Europa League per accedere ai gironi. Seconda metà del 2015-2016 (il numero 1 era l’acquisto d’inverno) e 2016-2017 vissuto su tre fronti. Il centrattacco con il fisico e i tratti del Vichingo buono ma tagliato con la scure di Odino è decisivo con la sua doppietta al Brøndby il 25 maggio 2017 nella finale della coppa nazionale vinta 3-1: è la quarta del ’93 e la seconda del ’90 tra i legni, che prima di approdare nella città della Sirenetta aveva giocato con Limhamn Bunkeflo, Bunkeflo IF, Klagshamn, Malmö FF (2 titoli e 2 supercoppe svedesi, ’13 e ’14) e PAOK. Insieme, anche la cavalcata in Champions e in Europa League, nell’annata che il Cobra atalantino Giovanni Sartori si segnò sul taccuino: 193 centimetri e un mancinone da 21 gol non possono passare inosservati.
IL DANESE DI SVEZIA. Olsen, che di statura fa 1,98, è un danese etnico da parte di ambo i genitori ma è nazionale svedese in quanto nato (l’8 gennaio 1990) a Malmö, città collegata alla capitale della Danish Dynamite dal Ponte di Øresund. Curiosamente, ha affrontato solo una volta la rappresentativa del suo stesso sangue, mentre Cornelius a livello senior non ha mai giocato contro la Svezia. Niente incroci l’uno contro l’altro, insomma: lunedì potrebbe succedere per la prima volta. Nell’ultima occasione, l’amichevole premondiale del 2 giugno scorso alla Friends Arena di Solna, non c’era l’ariete. Nella precedente, l’11 gennaio all’Hazza Bin Zayed Stadium di Al Ain (Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti), risolta da Gustaf Nilsson, nemmeno l’estremo difensore, tra i killer dell’Italia nello spareggio per Russia 2018 del 10 e del 13 novembre dell’anno prima. Ma questa è un’altra storia.