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Gasperini contro la mediocrità, è tempo di ripartire

Il mercato lascia dubbi e deduzioni, come è giusto che sia. Al campo ci sta pensando un allenatore che dopo i malumori estivi merita, passo passo,  una riflessione

“Il mercato è stato veramente triste”. La bomba, all’antivigilia del ritorno del terzo turno di Europa League contro l’Hapoel Haifa, è sganciata sull’Atalanta direttamente da Gian Piero Gasperini.

Succedeva questo, qualche giorno fa, ed è tutto vero. Le dichiarazioni dello stratega di Grugliasco però meritano una riflessione più approfondita. Se è infatti vero che le fondamenta nerazzurre poggiano sul fortunato terreno dei Percassi, è anche da tener conto che le parole del Gasp, seppur senza mezzi termini, avevano un destinatario ben preciso.

“La società ha messo a disposizione un budget importante e sa quel che serve perché l’ho chiesto, ma la rosa difficilmente può essere competitiva su più fronti” A testimonianza del fatto che Gasperini non è certo apertamente schierato contro il suo Presidente, dal quale dipende, ma forse infastidito dalla gestione di risorse di rilievo. Che lui valuta, perchè lui allena, e lui probabilmente si è spazientito. Già perdonato.

Oltre ad un destinatario ben preciso c’è anche un paesaggio ben preciso. Paesaggio? Certamente, perchè quando si parla della panchina nerazzurra si fa riferimento ad uno dei pochi allenatori che, in centodieci anni di storia atalantina, si è schierato concretamente contro la mediocrità, o meglio contro l’approccio mediocre, che caratterizza una precisa unità del nostro calcio.

Un paesaggio ben preciso dunque, un’isola che c’è ed è felice. Non perchè si ambisca a chissà quale traguardo insperato, ma perchè rivoluzionaria nel suo essere graduale e composta. Gian Piero, l’amico fedele della Dea, ci ha visto lungo e ha provato, e proverà, a cacciare un potenziale da sfruttare fino infondo.

L’Atalanta sta ad un bivio: progredire o ritornare a stanziare sulla soglia della dodicesima posizione con una plusvalenza all’anno, campagna abbonamenti e diritti tivù. Una politica mica da ridere, che ha fatto la solidità del club ma che con un condottiero che allena per battere la mediocrità prima che per battere gli avversari, non va bene. Che ci piaccia o no.

 

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