La società seriana ha promosso un giudizio d’appello, parteciperà anche il Comune di Bergamo
Quando aprile stava lasciando il posto a maggio e il patron dell’AlbinoLeffe Andreoletti aveva annunciato il nuovo ricorso subito dopo la notifica della sentenza del Tar, in pochi avevano creduto facesse sul serio, eppure, il 28 maggio 2018, era già nero su bianco, esattamente un anno dopo l’aggiudicazione del bando da parte dell’Atalanta. Tutto da rifare quindi, la sentenza di prima non vale più e occorrerà presentarsi davanti ai giudici di secondo grado per attenderne una seconda.
WORK IN REGRESS. In realtà la situazione è paradossale perché è da ormai quasi 16 mesi che la società Atalanta è proprietaria dell’immobile e anzi ha già iniziato i ben noti lavori di ristrutturazione: ovviamente Percassi & Co hanno chiesto, nell’appello presentato il 26 giugno scorso, l’annullamento di quel pezzo di sentenza con cui i giudici amministrativi lombardi hanno assolto l’Albinoleffe dall’accusa di «lite temeraria», per cui la società nerazzurra torna dunque a chiedere una condanna.
BATTAGLIA. Nessun accordo raggiunto quindi e, come ricorda l’edizione odierna de L’Eco di Bergamo, l’AlbinoLeffe continua a condannare alcuni punti del bando, scritti, secondo la società seriana, appositamente per l’Atalanta. Nonostante il Tar di Brescia abbia già respinto le richieste di sospensiva del bando avanzate dall’AlbinoLeffe, la battaglia sarà ancora lunga. A pagarne le conseguenze i lavori allo stadio, slittati di un anno, con l’ipotesi di costruire un impianto ex novo per l’AlbinoLeffe. Per ora solo ipotesi, in attesa dell’ennesimo capitolo di una storia infinita di cui tutti attendono il lieto fine.